VII Domenica del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Marco ( 2,1-12)
Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era
in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto
neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si
recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non
potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla,
scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta
un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico.
Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono
rimessi i tuoi peccati”. Seduti là erano alcuni scribi che pensavano
in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può
rimettere i peccati se non Dio solo?”.
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COMMENTO |
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La
controversia degli avversari di Gesù è seria; concerne lo stesso
concetto di Dio, la sua esclusiva potestà di rimettere i peccati. In
realtà è una disputa circa la salvaguardia di Dio stesso. Gli scribi
vogliono difendere la divinità di Dio. All’affermazione di Gesù
“Figliolo ti sono rimessi i tuoi peccati” oppongono Dio nella sua
divinità. A essi Gesù risponde con il miracolo, presentando Dio
nella sua “umanità divina”. La loro concezione religiosa è
capovolta. Gesù è Dio che ha assunto la natura umana: in Lui Dio è
venuto nel mondo, è entrato nella storia dell’uomo per condividerla
interamente e salvarla. Gesù è Dio che va sulla croce per amore. La
storia di
ogni uomo è ormai segnata dall’amore salvifico di Gesù crocifisso. |
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Dio della libertà e della pace, Per Cristo nostro Signore. Amen.
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