|

La Liturgia propone alla nostra attenzione le beatitudini
proclamate da Gesù, quali ci vengono proposte dal Vangelo di
Luca. L’evangelista colloca il loro annunzio in un luogo
pianeggiante, al contrario di Matteo che lo situa sul monte (cf.
Mt 5,3-12). Gli esegeti pertanto parlano del “discorso della
pianura”. A Luca interessa mettere in risalto che Gesù pronuncia
il discorso dopo essere disceso dalla montagna, dove ha pregato,
e che con i dodici apostoli si dirige verso la folla. Il quadro
introduttivo è solenne. Gesù pronuncia il suo discorso
circondato dai discepoli e dalla folla: una gran moltitudine di
gente proveniente da tutta la Giudea, da Gerusalemme,
proveniente persino dalle contrade pagane: Tiro e Sidóne.
Per comprendere il discorso di Gesù dobbiamo precisare che le
beatitudini sono un genere letterario, molto comune nella
Bibbia, per esprimere sia la gioia futura, sia il rendimento di
grazie per una gioia già presente, sia la promessa di una
ricompensa. Le beatitudini pertanto annunciano sempre una gioia
accordata da Dio ai suoi fedeli.
Luca elenca soltanto quattro beatitudini, mentre Matteo ne
elenca otto. A queste quattro beatitudini fanno da contrasto
quattro “guai” o maledizioni, che danno al discorso di Gesù una
connotazione radicale. In Luca, poi, il tono è più personale e
coinvolgente di quello di Matteo ( Beati voi…Guai a voi).
Le beatitudini in Luca riguardano i poveri, i piangenti, gli
affamati, i perseguitati; si rivolgono a coloro che umanamente
si trovano in condizioni di disagio, di sofferenza. I profeti
avevano descritto il tempo messianico come il tempo in cui Dio
si sarebbe preso cura dei poveri, degli affamati, dei
perseguitati. Gesù proclama che questo tempo è arrivato.
Le beatitudini proclamano un fatto paradossale, profondamente
rivoluzionario. Dio ha deciso di mettersi dalla parte di coloro
ai quali nessuno guarda, al fine di capovolgere la loro sorte di
sofferenza in un destino di gioia. Da questa decisione emerge un
giudizio severo verso coloro che vivono chiusi in sé stessi,
preoccupati soltanto del loro interesse, del loro benessere. Il
primo “guai” si rivolge ai ricchi, non perché i beni terreni
siano in sé cattivi, ma perché per loro le ricchezze diventano
l’unico tesoro, impedendo di tendere al Regno dei cieli, di
diventare discepoli di Gesù, i quali hanno come primo
comandamento quello di amarsi reciprocamente.
Nel mondo a causa del peccato esiste la contraddizione tra i
poveri che muoiono di fame, i popoli umiliati da ingiustizie e i
ricchi, i saziati, i potenti e prepotenti che opprimono i
deboli. Con Gesù il Regno di Dio è penetrato nella storia e vi
agisce e mette sotto accusa chi fa ingiustizia, chi si
arricchisce alle spalle degli altri, chi opprime, chi semina
violenza.
Il destino dell’uomo e della società è segnato dalla giustizia
superiore di Dio che si prende a cuore la sorte dei poveri,
degli affamati, dei piangenti, dei perseguitati e capovolge la
loro situazione di vita. Ricordiamo in merito la
contrapposizione tra il ricco Epulone e il povero Lazzaro: "Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la
vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato
e tu sei in mezzo ai tormenti"(cfr. Lc 16,19-31) |