
In questo brano del Vangelo,
tratto dal discorso rivolto ai suoi discepoli nel
cenacolo prima della passione, Gesù parla dello Spirito
Santo. Egli domanderà al Padre “un altro Paraclito”.
Questo titolo non è esclusivo dello Spirito Santo. Gesù
stesso in 1 Gv 2,1 è il Paraclito del peccatore presso
il Padre. Perciò nel brano evangelico odierno lo Spirito
Santo è detto“un altro Paraclito”. Egli continua la
funzione di Gesù. E’ inviato in sua sostituzione. Il
Paraclito è colui che aiuta, l’intercessore, l’avvocato,
è colui che conforta, dona sicurezza. Con la dipartita
di Gesù, i discepoli hanno bisogno di un sostegno, di
una guida, di un protettore. Finora Egli era stato il
loro sostegno. Adesso lo sarà lo Spirito Santo che
rimarrà sempre con loro.

Il brano del Vangelo di oggi mette
l’accento su una funzione specifica dello Spirito: la
comprensione della presenza di Gesu nei discepoli
tramite la parola che Egli ha rivelato: la parola di
Gesù accolta nella fede è anche sua presenza. La parola
di Gesù è più di una semplice parola: è tutta la sua
persona.
Gesù afferma che per amarlo occorre ascoltare la sua
parola, osservare i suoi comandamenti e precisa che la
sua parola è parola del Padre. Infatti i suoi
comandamenti sono anche del Padre.
La fedeltà alla parola di Gesù che è parola del Padre è
la condizione necessaria perché Egli e il Padre vengano
ad abitare nel cuore dei discepoli. Proprio in base alla
fedeltà a tale parola il Figlio e il Padre nel Figlio
restano nei discepoli. Ma non è facile riconoscere la
presenza del Padre e del Figlio attraverso la parola. Lo
Spirito Santo concederà la capacità. Lo Spirito
insegnerà ogni cosa e ricorderà quello che Gesu ha
detto. L’insegnamento dello Spirito non è qualcosa di
autonomo da quello che Gesù ha detto. Esso è una sua
migliore comprensione, una sua memoria.

Nella
Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, si apre per
la Chiesa l’era nuova, quella della perenne presenza
dello Spirito. Per vivere da autentici cristiani occorre
prendere coscienza di tale presenza nella nostra vita. A
tale scopo richiamiamo la nostra attenzione su quello
che S. Paolo dice dell’azione vivificante e santificante
dello Spirito.
In virtù del battesimo siamo stati trasformati dallo
Spirito, diventando figli di Dio. Trasformati dallo
Spirito siamo chiamati a camminare secondo lo Spirito (Cf
Gal 5,13-26). Il peccato è una potenza che ci sovrasta.
Lo Spirito Santo viene in aiuto della nostra debolezza (Rm
8,26), di qualsiasi debolezza e ci rende forti contro il
male, audaci testimoni del Vangelo.
Con il battesimo lo Spirito Santo ci ha immesso nella
Chiesa, in cui ciascuno di noi ha un compito specifico.
I doni dello Spirito sono diversi, ma tutti sono dati
per il bene della Chiesa (1 Cor 12,3 - 7.12-13).
Lo Spirito è fonte di vita nuova. Egli abita in noi (Rm
8,11). Ci attesta che siamo figli di Dio (Rm 8,16).
Prega, intercede dentro di noi con insistenza, con
gemiti inesprimibili (Rm 8,26).
Tutta l’azione dello Spirito consiste nel farci accedere
a Dio, nel metterci in comunione con Lui, nell’aprirci i
Suoi segreti, nel farci conoscere Gesù, nel professare
la nostra fede in Lui, nel confessare che Egli è “ il
Signore” ( 1 Cor 12, 3).
Possedendo lo Spirito non abbiamo da temere niente.