18.11.07

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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21,5-19)
 


In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”.
Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ‘‘Sono io’’ e: ‘‘Il tempo è prossimo’’; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno,  consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.
 

 
 
 


Il brano del Vangelo odierno è di difficile comprensione. Per poterne cogliere adeguatamente il senso, riteniamo opportuno fare due premesse.
Il discorso sugli avvenimenti ultimi della storia, (escatologia), ha un posto rilevante nella Bibbia. Essi sono descritti con un genere letterario particolare che fa leva su catastrofi e disgrazie immani, le quali non sono da considerarsi eventi futuri, ma piuttosto come scenario, clima che mira a sottolineare l’attesa dell’intervento decisivo di Dio.

Il discorso di Gesù sugli avvenimenti ultimi della storia è riportato dai tre evangelisti: Matteo, Marco e Luca, ma con una differenza. In Matteo e Marco la fine del mondo è vista in connessione con la distruzione del tempio e di Gerusalemme (cf.Mt 24,5-44; Mc 13,1- 27). Luca invece scrive il suo Vangelo dopo il 70 d.C, quando cioè la distruzione di Gerusalemme e del tempio è evento realizzato. Egli quindi distingue: l’evento contemporaneo, la distruzione del tempio e di Gerusalemme ( e qui la profezia di Gesù è riletta dopo la sua realizzazione), e l’evento concernente la fine del mondo con l’apparizione del Figlio dell’uomo, cioè di Gesù. In Luca, poi, la fine del mondo non è vista vicina come nel Vangelo di Marco. Pertanto anche i segni del suo preannunzio hanno connotazioni diverse da quelle presentate da Marco. Queste differenze si spiegano alla luce delle finalità proprie di ciascun evangelista; esse non toccano la sostanza del messaggio di Gesù.

Tenendo in conto tali premesse, vogliamo offrire qualche riflessione sul brano evangelico odierno.

Il tempio a cui Gesù fa riferimento era ritenuto una delle sette meraviglie del mondo. Tra gli israeliti era comune il proverbio che affermava: “Chi non ha visto Gerusalemme in tutto il suo splendore, non ha visto nulla di bello nella vita. Chi non ha visto il Santuario nella sontuosità dei suoi addobbi, non sa cosa sia il fascino di una città”. Ma è da ricordare che per gli ebrei il tempio era il punto di riferimento per la loro vita e per quella dell’umanità intera. Ad esso infatti erano connesse la legge di Dio, le sante prescrizioni del culto. Con la sua distruzione si relazionava la stessa fine dell’universo.
Pertanto l’annunzio di Gesù circa la sua distruzione desta grande sorpresa nell’animo degli ascoltatori. Da qui la loro domanda:“Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”.
Gesù non risponde alla domanda, ma fa alcuni avvertimenti significativi, concentrando l’attenzione sul presente. Egli mette innanzitutto in guardia dai falsi messia, da coloro che vengono dichiarandosi mandati da Dio, salvatori. Gli atti degli Apostoli ne menzioneranno due: un certo Teuda (At 5,36) e Giuda il galileo (At 5,37).

Gesù presenta, poi, un quadro di avvenimenti bellici (vv 9-10) e tellurici (v.11). Essi sono segni premonitori dello scandalo della morte di Gesù sulla croce e del suo rifiuto. Sono allo stesso tempo segni premonitori della fine del mondo.
In questo contesto Gesù avverte i suoi discepoli che saranno perseguitati; ma ricorda che Egli sarà sempre con loro: nei tribunali suggerirà loro le parole opportune per la loro difesa. Essi parleranno con la forza e la potenza che viene dallo Spirito Santo (cf. Lc 12,12). Il loro martirio sarà più eloquente della loro predicazione. Le persecuzioni si trasformeranno in occasione di testimonianza.
Questi avvertimenti invitano il discepolo a rimanere fermo, ancorato alle parole di Gesù. Indicano il modo come occorre vivere l’attesa escatologica. Essa non deve distogliere dagli impegni nel mondo: bisogna viverla nel presente della storia con perseveranza. L’attesa è tempo della perseveranza. Si attende la venuta del Signore testimoniando e perseverando nella fedeltà al Signore.

Il discorso di Gesù vuole incoraggiarci più che intimorirci. Esso è rassicurante: ci ricorda che nel nostro cammino non siamo soli. Egli cammina con noi. Il cristiano, quindi, vive sereno e fiducioso anche in mezzo a tutte le difficoltà che dovrà affrontare per essere fedele al Signore.
 

 

 

Preziosa pianeta tratta dal Museo di Arte Sacra della Diocesi di Patti (Me)

O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio,  fa’ che attraverso
le vicende liete e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi
che nella nostra pazienza possederemo la vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo….