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Dal
Vangelo secondo Luca (1,16-38)
In
quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo
della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava
Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il
Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si
domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai
un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e
chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di
Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il
suo regno non avrà fine”.
Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.
Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te
stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà
sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta,
tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è
il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è
impossibile a Dio ”. Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da
lei. |
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Il centro del messaggio dell’angelo
a Maria, come la risposta di adesione ad esso da parte di Maria,
è Cristo, il quale dovrà prendere da lei carne e sangue.
Giuseppe è tenuto fuori dall’avvenimento; però il suo ruolo di
padre legale è rilevante. Il riconoscimento di Gesù quale
progenie di Davide (Lc 1,32) è relazionato, davanti alla legge,
all’appartenenza di Giuseppe alla famiglia di Davide. Il
contenuto del messaggio dell’angelo rivela l’amore di Dio per
l’uomo e la predilezione nei confronti della vergine Maria. In
esso riecheggiano le profezie dell’Antico Testamento circa la
venuta del Messia, dell’Emanuele, di Dio con noi.
E’ sorprendente il saluto: “Gioisci perché sei colmata di
grazia”. In esso si potrebbe vedere un’allusione al saluto
profetico indirizzato a Sion ( Sof 3,14; Gl2,21-23;Zc 9,9). Le
parole “Tu concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo
chiamerai Gesù” richiamano l’oracolo messianico del profeta
Isaia: “Ecco che la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che
chiamerà Emanuele” (Is 7,14). Il nome del bambino, Gesù, cioè
Salvatore, è scelto da Dio. Il messaggio dell’angelo sottolinea
la sua futura grandezza: “Sarà chiamato Figlio dell’Altissimo”.A
lui Dio, in conformità ai vaticini dell’Antico Testamento (Is
9,6; Mic 4,7), darà il trono, ossia la potestà regia del suo
antenato Davide.
La risposta di Maria all’annunzio corrisponde, a prima vista, a
quella di Zaccaria (v.18), ma nel v.45 Maria viene dichiarata
beata perché al contrario di Zaccaria ha creduto alle parole
dell’angelo. Zaccaria voleva controllare la rivelazione fattagli
dall’angelo. Maria invece crede; si informa soltanto sulla via
da seguire: “Come è possibile? Non conosco uomo” (v.34). La
risposta dell’angelo la rassicura, precisando che il bambino
sarà generato per opera dello Spirito Santo: “Lo Spirito Santo
scenderà su di te; su te stenderà la potenza dell’Altissimo…”.
In questo incontro tra l’angelo e Maria è quasi concentrata la
storia dell’ amore salvifico di Dio. Dal sì di Maria dipenderà
la venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi.
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S. Bernardo, il grande
innamorato di Maria, ha delle espressioni molto belle circa il
significato del sì di Maria all’annuncio dell’angelo: “L’angelo
attende la tua risposta… noi pure l’attendiamo, o nostra Signora.
Una tua breve risposta basta per ricrearci, in modo che siamo
richiamati alla vita. La tua risposta, o dolce Vergine, la implora
Adamo a calde lagrime, esiliato dal paradiso con la sua povera
discendenza; l’implora Abramo, l’implora Davide, la reclamano
insistentemente gli altri patriarchi, tuoi antenati… Questa risposta
l’attende il mondo intero, prostrato ai tuoi piedi… Sì rispondi
subito all’angelo, o piuttosto al Signore per mezzo dell’angelo.
Rispondi una parola e accogli il Verbo…” (Omelia IV sul “missus
est”. 8-9).
Siamo quasi alla vigilia
del S. Natale. Alla scuola di Maria impariamo a dire il nostro
sì al Signore Gesù che vuole venire dentro di noi; impariamo a
fare spazio a Lui, ad accoglierlo nella nostra vita, con
un’adesione personale, decisa.
Non ci sarà autentico Natale, se Cristo non verrà dentro di noi,
se non ci sarà il nostro sì, cioè l’apertura totale generosa
all’amore di Dio.
L’apertura a Cristo comporta un esame sincero della nostra vita.
Egli non può entrare dentro di noi, se il nostro cuore è
attaccato al peccato. Da qui la necessità di accostarci al
sacramento della riconciliazione o confessione.
Il mistero del S. Natale non si può ridurre ad una semplice
commozione, deve portarci sempre più alla scoperta all’amore del
Padre che fa il dono del suo Figlio a noi disorientati, smarriti
a causa del peccato.
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O Dio, che in Maria Vergine hai preparato una degna dimora
per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l'hai
preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi,
per sua intercessione, di venire incontro a te
in santità e purezza di spirito
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