IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
dal Vangelo secondo Matteo (7,21-27) |
Nel Vangelo odierno Gesù ci ricorda che per entrare nel regno di
Dio, cioè per ottenere la salvezza, non basta ripetere la parola
“Signore, Signore”. La relazione con Dio non può ridursi a
dire semplici preghiere, a puri sentimentalismi, a buoni propositi.
Si entra nel regno di Dio mettendo in pratica ciò che Egli comanda,
compiendo la Sua volontà ogni giorno. Dio non vuole adoratori a
parole; esige una pietà fattiva. Se durante la vita non si è messo
in pratica la sua volontà, con l’impegno di tutta la persona e con
perseveranza, alla fine “ in quel giorno”, cioè nel giudizio
finale Egli non riconoscerà questi adoratori, anche se essi
fossero stati profeti, avessero scacciato demoni,
compiuto miracoli.
Il criterio decisivo per entrare nel regno di Dio è il compiere la
Sua volontà.
Il discepolo di Gesù saggio e fedele, il quale mette a fondamento
della sua vita la pratica assidua delle parole di Gesù è assimilato
a chi costruisce sulla roccia. La sua casa ferma può sfidare senza
alcun danno le piogge, i venti, la tempesta. La costruzione invece
del discepolo stolto non avendo un solido fondamento viene spazzata
subito dalle piogge, dalla tempesta. Il commento finale di Gesù quella
casa… cadde e la sua rovina fu grande fa intravedere la
fine irreparabile. Il giudizio finale di Dio mette allo scoperto il
fallimento di una vita cristiana basata soltanto sulle parole, sulle
buone intenzioni. |
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