Dal Vangelo
secondo Marco
(10,2-12)
E
avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli
domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria
moglie?”. Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”.
Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di
rimandarla”. Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore
egli scrisse per voi questa norma. Ma all’inizio della creazione
Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo
padre e sua madre e i due saranno una carne sola. Sicché non
sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò
che Dio ha congiunto”. Rientrati a casa, i discepoli lo
interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: “Chi
ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette
adulterio contro di lei se la donna ripudia il marito e ne sposa
un altro, commette adulterio”.
|
Commento
Il capitolo 10 del Vangelo di Marco ha una sua
caratteristica particolare. Chiarisce meglio il concetto di sequela
di Gesù, indicando alcune condizioni per essere suoi discepoli; in
merito fa riferimento a tre situazioni di grande importanza: il
matrimonio, la ricchezza e l’autorità.
Nel brano odierno l’attenzione è concentrata sul matrimonio. La
trattazione del tema è provocata dalla domanda insidiosa dei
farisei, volta a mettere alla prova Gesù. Infatti essi sanno bene
che secondo il piano di Dio (cf Gen 1,27; 2,24) il ripudio della
moglie non è consentito. Ma con astuzia si richiamano ad una
prescrizione mosaica, la quale in alcuni casi permetteva il divorzio
(cf Dt 24,1-4).
Gesù nel rispondere precisa il motivo della concessione da parte di
Mosè: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa
norma. Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina;
per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una
carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo
dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”. Gesù quindi porta la
questione alla sorgente: alla volontà originaria di Dio, al momento
della creazione dell’uomo e della donna. La disposizione divina e la
disposizione di Mosè non possono essere messe sullo stesso piano. I
cuori duri, sclerotizzati possono trovare scappatoie alla legge
divina.
Gesù ribadisce la volontà divina circa l’indissolubilità ai suoi
discepoli, allorché rientrati in casa, lo interrogano sul tema. Egli
esclude il divorzio non solo per la donna, come era prima, ma anche
per l’uomo ed aggiunge che non soltanto il divorzio, sia da parte
dell’uomo che della donna, si oppone al piano divino, ma che anche
un nuovo matrimonio è da ritenersi adulterio: l’impegno precedente
permane sempre. |
RIFLESSIONE
Il Vangelo di oggi ci ricorda che
l’indissolubilità per espressa volontà divina è una proprietà
essenziale del matrimonio. E ciò vale per qualsiasi matrimonio, non
solamente per quello dei cristiani. Essa è un’esigenza intrinseca
all’amore coniugale. Questo vincolo sacro in vista del bene dei
coniugi, della prole e della società non dipende dall’arbitrio
dell’uomo. L’uomo non può separare ciò che Dio congiunge. Il
matrimonio è una realtà sacra, della quale Dio è geloso.
L’indissolubilità pertanto non può essere ritenuta un fatto
puramente privato, che ciascuno gestisce come vuole. Il matrimonio
indissolubile, la famiglia sono realtà socialmente rilevanti; vanno
difesi da parte non soltanto delle singole persone, ma anche dello
Stato. L’educazione della prole, il bene dei coniugi, il bene della
società possono essere garantiti in modo sicuro e completo soltanto
nella comunità costante della famiglia. Non è raro costatare che nei
figli dei divorziati si riscontrano turbe psicologiche. I figli
hanno bisogno della presenza di ambedue i genitori, di una comunità
stabile di amore per potersi sviluppare armonicamente.
Gesù ha riaffermato espressamente con chiarezza l’ordine della
creazione sull’indissolubilità ed ha elevato il matrimonio a
sacramento, partecipando agli sposi che lo celebrano il suo amore
indissolubile verso la Chiesa sua sposa.
Con riferimento agli sposi è da precisare che l’indissolubilità non
deve essere soltanto accettata, voluta al momento della celebrazione
del matrimonio; essa richiede un impegno costante giornaliero da
parte di entrambi i coniugi. Si esige la crescita
nell’indissolubilità, come è necessaria la crescita nell’amore. A
tale riguardo occorre andare controcorrente nei confronti di una
mentalità divorzista che oggi è diffusa, evitando stampa, films,
compagnie pericolose che favoriscono il divorzio, coltivando il
senso della famiglia. La famiglia non è un albergo, dove si va per
dormire. Essa è un luogo dove si sente la gioia di stare e di vivere
assieme con il proprio coniuge e con i figli.
Gli sposi cristiani coltivano l’indissolubilità particolarmente con
la preghiera comune giornaliera. La famiglia che prega unita, vive
unita. La preghiera comune tra i coniugi e con i figli fa superare
le possibili difficoltà o tensioni della giornata. L’assistenza
divina per gli sposi è potente.
Bisogna sempre tenere presente che se ogni giorno si coltiva
l’amore, se si cresce in esso non ci sono avventure. Se si prega
assieme non ci sono rimpianti.
|

Dio, che hai creato l’uomo e la donna,
perché i due siano una vita sola,
principio dell’armonia libera e necessaria
che si realizza nell’amore;
per opera del tuo Spirito riporta i figli di Adamo
alla santità delle prime origini,
e dona loro un cuore fedele,
perché nessun potere umano
osi dividere ciò che tu stesso hai unito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
|