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 Nel
brano del Vangelo odierno si possono distinguere due parti: la
prima parla dell’inizio dell’attività missionaria di Gesù, la
seconda della chiamata di alcuni apostoli.
La descrizione dell’inizio della attività apostolica di Gesù è
messa in rapporto con l’arresto di Giovanni Battista.
Significativa è la determinazione geografica del luogo dove
avviene tale inizio: in Cafarnao, città collocata sulla riva del
mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali. Facendo questa
precisazione Matteo intende evidenziare anzitutto la
realizzazione della profezia di Isaia( 8,23-9,1), che annunziava
alle popolazioni di quel territorio la liberazione dal potere
dell’Assiria, liberazione che è raffigurata con il simbolismo
della luce. Gesù è la grande luce destinata ad illuminare il
popolo immerso nelle tenebre. E’ Lui che apporta una liberazione
più profonda di quella che il profeta Isaia annunziava a quelle
popolazioni. Dopo l’attività di Giovanni Battista si leva la
grande luce, inizia la missione di Gesù, iniziano i tempi
messianici.
Con il riferimento alla profezia di Isaia Matteo, poi, vuole
mettere in risalto l’universalismo della missione di Gesù.
Questa infatti inizia in una regione dove abitavano anche
pagani; è la regione denominata dal profeta Isaia la “Galilea
dei pagani”. Mediante il richiamo a questo particolare
l’evangelista sottolinea che Gesù è il Messia, il Salvatore di
tutti gli uomini.
Gesù inizia la sua attività missionaria annunziando, sulle orme
del Battista, la conversione e l’avvicinamento del regno dei
cieli: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
L’espressione "regno dei cieli" è caratteristica del Vangelo di
Matteo ed equivale a "regno di Dio". L’urgenza della conversione
è motivata dal fatto che il regno di Dio si è fatto vicino. Esso
si fa presente in Gesù, nella sua persona, nel suo messaggio,
nei suoi gesti salvifici. In Lui, nella sua missione esso è
operante nel mondo. Per entrarvi occorre convertirsi. Il
significato della parola "conversione" è ricco e fortemente
impegnativo.
La conversione non è una virtù particolare, ma una disposizione
di animo; comporta totale cambiamento del modo di pensare e di
agire.
Esige un atteggiamento nuovo, distaccato dalle inclinazioni
disordinate.
Nella seconda parte del brano evangelico si parla della chiamata
di due coppie di fratelli: Pietro ed Andrea, Giacomo e Giovanni.
Nel realizzare la sua missione, Gesù non agisce da solo, ma
chiama gli uomini a collaborare con lui. La chiamata e la
sequela di Gesù sono del tutto caratteristiche; si differenziano
dalla sequela dei rabbini. Questi avevano discepoli che li
seguivano per apprendere la loro dottrina. Gesù invece sceglie
Lui stesso; Egli chiama; e ciò presuppone un particolare amore.
Inoltre la sequela comporta anzitutto la ricerca della sua
persona, una relazione personale con Lui.
La risposta delle coppie dei due fratelli è particolarmente
generosa. Seguono Gesù subito; abbandonano tutto, le reti, la
barca, il padre. Essi certamente non hanno la chiarezza di ciò
che avrebbe comportato la sequela; ma la potenza dell’amore con
cui Gesù pronuncia l’invito, apre il loro cuore all’accoglienza,
alla generosità, alla fiducia.
Anche a noi Gesù rivolge l’invito alla conversione, la quale
esige un serio, autentico ripensamento del nostro modo di
comportarci. Dobbiamo chiederci costantemente se il nostro stile
di vita è veramente cristiano.
Anche a noi Gesù dirige l’invito a collaborare con Lui per
l’avvento del Regno di Dio nel mondo: il nostro apporto è
indispensabile. Esso si realizza non mediante azioni
straordinarie, ma nella semplicità del nostro vivere quotidiano.
Ognuno di noi è chiamato ad essere “segno di salvezza e di
speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce”. |

O Dio, che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
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