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La
pagina evangelica porta le caratteristiche del Vangelo scritto
da Luca, greco di origine, per lettori greci. Egli attribuisce
grande importanza ai fatti, agli avvenimenti; è interessato a
ciò che "avviene" (cf vv. 15; 30); per lui la familiarità, la
vicinanza di Gesù è un elemento costitutivo della risurrezione.
Significativi sono nel nostro brano i due verbi: Gesù «si
avvicina», "cammina" con i due discepoli. Sono due verbi nei
quali può essere sintetizzata la missione di Gesù: in Lui Dio si
fa vicino agli uomini, entra nella loro storia, nella loro
esistenza quotidiana e la rinnova. Il tema della vicinanza del
Risorto è proprio di Luca; non è presente nei Vangeli di Matteo
e di Marco. Nel Vangelo di Giovanni è espresso tramite il dono
dello Spirito Santo.
Nel brano evangelico odierno vogliamo cogliere tre momenti
significativi.
Il primo riguarda l’atteggiamento dei due discepoli che lasciano
Gerusalemme e si avviano verso Emmaus conversando di tutto
quello che era avvenuto a Gerusalemme, concretamente della morte
di Gesù in croce, del suo fallimento. Nel loro cuore c’è
scoramento e tristezza. Gesù si unisce a loro e li interroga sul
contenuto della loro conversazione. Essi lo informano
dettagliatamente su quanto era accaduto a Gerusalemme ed
esprimono tutta la loro delusione: "Noi speravamo che fosse lui
a liberare Israele; con tutto ciò sono passati tre giorni da
quando queste cose sono accadute" . L’affermazione indica quale
tipo di Messia si attendevano: un Messia potente; il contrario
di quello che era avvenuto sulla croce. Ormai sono convinti che
tutto è finito con la morte di Gesù; le speranze di una
liberazione di Israele sono del tutto crollate. Il racconto
delle donne recatesi al sepolcro appare loro pieno di sospetti;
la testimonianza di altri discepoli non offriva loro alcuna
certezza circa la risurrezione.
Il secondo momento riguarda il metodo adoperato da Gesù
nell’aprire progressivamente gli occhi e il cuore dei due
discepoli al piano salvifico divino. Egli si fa esegeta di se
stesso; spiega che il mistero della croce, il fallimento della
croce - praticamente tutto quello che per loro era uno scandalo
-, faceva parte del piano salvifico di Dio. In realtà Gesù varie
volte aveva parlato della sua morte in conformità alle
Scritture, ma non era stato compreso. I due discepoli sono
commossi dalla sua interpretazione delle Scritture. E’ una
fiamma che penetra nel loro cuore. Fra poco diranno: “Non ci
ardeva forse il cuore nel petto mentre Egli conversava con noi
lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.
Il terzo momento è costituito dal riconoscimento di Gesù. Vicino
al villaggio dove erano diretti, Egli fece finta di andare più
lontano. Invitato a rimanere, resta. Adesso ci troviamo davanti
alla scena centrale del brano evangelico, la quale è
sottolineata dal secondo «E avvenne» ( il primo si dà nel v.
15). Gesù si fa conoscere nello spezzare il pane. E’ evidente il
rimando al racconto dell’istituzione dell’Eucaristia (cf 22,19).
A questo momento si aprirono gli occhi dei due discepoli e lo
riconobbero. Ma Egli sparì dalla loro vista. E’ da evidenziare
il cambiamento dei sentimenti dei due discepoli. La gioia e
l’entusiasmo entrano nel loro cuore. Tristezza e scoramento
svaniscono improvvisamente. Gesù è veramente risorto! Corsero
immediatamente a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli undici e
gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il
Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi riferirono ciò
che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto
nello spezzare il pane.
Il brano evangelico ci dice che Gesù il Risorto, il Vivente, si
è fatto viandante nella strada della nostra vita. È entrato
nella nostra storia; si è fatto nostro compagno. Il cammino dei
due discepoli di Emmaus è il nostro cammino. La loro esperienza
deve essere la nostra esperienza; essa mostra i modi come
possiamo riconoscere la presenza del Risorto: la Scrittura e la
frazione del pane. La Scrittura è luogo del nostro incontro con
Cristo. Essa infatti è Parola vivente, salvifica per l’uomo di
tutti i tempi; Parola che rivela l’amore infinito di Dio
manifestatosi in Gesù Cristo. Da qui deve scaturire la seria
convinzione che deve essere nostro costante desiderio leggere,
meditare ogni giorno qualche pagina della S. Scrittura. La
Parola di Dio è "viva ed efficace"; essa quindi lentamente,
senza che ce ne accorgiamo, apre la nostra mente alla conoscenza
di Gesù, del suo amore per ciascuno di noi. Smaschera, rivela le
più profonde durezze del nostro cuore e progressivamente lo
dischiude all’amore di Dio; ci cambia. In questa lettura e
meditazione della Scrittura Gesù stesso diventerà anche per noi,
come lo fu per i due discepoli, il nostro “esegeta”. Il nostro
cuore arderà come il loro. Accanto alla Scrittura c’è un altro
segno per riconoscere la presenza del Risorto nel nostro
cammino: l’Eucaristia, la frazione del pane. L’Eucaristia dirada
le tenebre del mistero della croce; lo illumina e dà ad esso
senso. Senza l’Eucaristia la croce rimane nella sua ambiguità.
L’Eucaristia chiarisce che Cristo muore sulla croce per la
nostra salvezza, per diventare per ciascuno di noi pane
spezzato, sangue versato. Essa rende presente e visibile nella
storia di tutti i tempi, di tutti gli uomini il mistero della
morte e della risurrezione di Cristo. Ecco perché la Chiesa
considera l’Eucaristia "fonte e culmine" dell’esistenza
cristiana. Essa è il cibo dell’uomo viandante verso la patria
celeste.
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