1 novembre

Solennità di tutti i Santi

dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12)
 

Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti,perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi."

 

La Festa di tutti i santi è la celebrazione della festa di coloro che non ne hanno una propria nel calendario. Sono i santi anonimi, e sono i più numerosi. Sono stati uomini normali che hanno amato il Signore, vivendo il Vangelo, con semplicità, umiltà e fedeltà nella quotidianità della loro vita.
La festa di oggi è celebrazione, esaltazione dell’articolo di fede che recitiamo al termine del Credo : “Credo la comunione dei santi”. In questa comunione si realizza uno scambio tra noi e i santi che godono della visione di Dio. La loro santità arricchisce la nostra vita, ci incute coraggio, ci sprona a vivere “ come si conviene ai santi” (Ef 5,3). I santi intercedono per noi perché possiamo essere fedeli con perseveranza al Signore ed un giorno godere con loro la visione beatifica di Dio. I santi soni nostri intercessori, ma anche nostri modelli. Essi allo stesso tempo ci lanciano un invito alla santità, alla quale tutti siamo chiamati. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che nel battesimo siamo stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Nella vita di ogni giorno, con l’aiuto di Dio, dobbiamo mantenere e perfezionare la santità che abbiamo ricevuta (cf. Concilio Vaticano II: “Lumen gentium”, nr.40). Siamo chiamati a comprendere più a fondo ciò che siamo: “santi per vocazione”, per poter vivere e rispondere con consapevolezza e gratitudine all’imperativo del Signore: “siate santi, perché Io sono santo”.
La santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel vivere coerentemente il nostro battesimo, nel fare la volontà di Dio nella situazione concreta della vita. In merito attiriamo la nostra attenzione su quanto ci insegna il Papa Giovanni Paolo II: “… la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità. Questo dono di santità è offerto a ciascun battezzato attraverso l'inserimento in Cristo . Ma il dono si traduce a sua volta in un compito, che deve governare l’intera esistenza cristiana: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts. 4, 3). È un impegno che non riguarda solo alcuni cristiani: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”. Questo ideale di perfezione non va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria, praticabile solo da alcuni “geni” della santità. Le vie della santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno. Ringrazio il Signore che mi ha concesso di beatificare e canonizzare, in questi anni, tanti cristiani, e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa “misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione”. (Novo millennio ineunte nn. 30-31).

 

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
(dal Salmo  23)