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22 maggio

V Domenica di Pasqua

dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)

 


«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
 

 
 
   
 

Il capitolo IV del Vangelo di Giovanni parla delle rassicurazioni che Gesù dà ai suoi discepoli dopo aver loro annunziato la sua partenza (Gv 13,31-38), e dei nuovi rapporti che Egli instaura con loro.

1. Gesù lascia soli i discepoli; il loro cuore non deve turbarsi. Essi devono avere innanzitutto fede in Dio ed in Lui. In questa richiesta di Gesù vanno evidenziate due idee. La prima riguarda l’identità tra la fede in Lui e quella nel Padre. Gesù infatti è la stessa cosa con il Padre. La seconda concerne il tipo o la natura di fede. Non si tratta semplicemente di un atto di fiducia in Gesù, ma della fede che vince il mondo ( 1 Gv 5,4), della fede che unisce i discepoli a Lui che ha vinto il mondo (Gv 16,33).
Gesù consola inoltre i discepoli assicurando che Egli va al Padre per preparare loro un posto nella casa del Padre. Essi non saranno separati da Lui; Egli ritornerà e li prenderà con sé affinché siano dove Egli. è. Si discute tra gli esegeti su questo ritorno. Il riferimento non è al ritorno finale di Gesù, ma piuttosto alla riunione con Lui che si realizza nel momento della morte di ciascuno uomo.
2. Gesù consola i discepoli e si rivela come via, verità e vita. Così mette in risalto i nuovi rapporti che Egli instaura tra loro ed il Padre. Essi arrivano al Padre per mezzo di Lui: “Io sono la via ….Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio” ( v. 6). Gesù è la via non semplicemente nel senso di guida morale, di capo che i discepoli devono seguire, ma nel senso che Egli è l’unica via di salvezza. E’ via perché è verità, vale a dire la rivelazione totale del Padre. In Lui la salvezza, la grazia del Padre viene comunicata in modo definitivo. Gesù è via in quanto comunica la vita del Padre. Il Padre è la sorgente originale della vita. La meta del cammino del discepolo è la vita con il Padre. Egli l’ha data al Figlio (Gv 5,26) e solamente il Figlio può darla agli uomini che credono in Lui (Gv 10,28).
Filippo chiede: “ Signore mostraci il Padre”. La risposta di Gesù raggiunge i vertici della rivelazione: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (v. 9).
La richiesta di fede di Gesù ai suoi discepoli è chiara, ma allo stesso incoraggiante, promettente: “ chi crede in me compirà le stesse opere che io compio. Anzi ne farà di molto più grandi perché io vado al Padre” (v.12).

 Gesù, rivelandosi come via, verità e vita, enuncia il rapporto personale che vuole avere con ciascuno di noi. Corriamo il rischio che esso  rimanga sempre alla superficie. La nostra vocazione è quella  di   entrare nel mistero di relazione che esiste tra Gesù ed il Padre. Gesù è il Figlio mandato nel mondo per rivelarci il Padre, per offrirci il suo amore salvifico. La meta del discepolo di Gesù è la comunione con il  Padre per mezzo di Lui. Fino a quando non facciamo questa esperienza di comunione non possiamo dire di conoscere pienamente Gesù.

Questa rivelazione di Gesù dà il vero senso alla nostra esistenza. I nostri cuori non devono essere turbati nel frastuono dello scorrere del tempo.
 


Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
(dal Salmo 32)