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I
motivi della consolazione di cui Gesù ci ha parlato nel Vangelo
della Domenica scorsa (Gv 14,1-12) terminano con una appello
rivolto ai discepoli ad amarLo ed a restare fermamente ancorati
ai suoi insegnamenti. Gesù ci tiene al loro amore. Ma precisa
loro che esso si manifesta con i fatti: Se mi amate, osserverete
i miei comandamenti. Chi accoglie i miei comandamenti e li
osserva, questi è colui che mi ama. Sulla base di questa unione
di amore fattiva con Lui Gesù prega il Padre perché dia loro lo
Spirito Santo. Egli domanda un altro Paraclito, cioè un altro
che continui la sua opera. Per Giovanni anche Gesù è Paraclito (cf
1 Gv 2,1). Paraclito significa avvocato, intercessore; designa
colui che aiuta, che assiste, che dà testimonianza. Gesù se ne
va, ma non lascia soli i suoi discepoli; li affida ad un altro,
allo Spirito Santo, il quale non gli è succedaneo. Il Paraclito
infatti continua la stessa missione di Gesù; mette i discepoli a
contatto con Gesù in quel modo reale come quando vivevano con
Lui. Il Paraclito inoltre rimarrà per sempre. Si tratta di una
presenza, una compagnia permanente (perché rimanga con voi per
sempre). Lo Spirito è un Dono, il Dono del Padre, che Gesù
ottiene con la sua preghiera (Io pregherò il Padre ed Egli vi
darà). Colui che il Padre sta per donare continuerà l'opera di
Gesù. I discepoli non resteranno orfani. In concreto, la
presenza di Gesù dopo il suo ritorno al Padre si realizza nel
Paraclito e mediante il Paraclito. Non si tratta di due
presenze, ma dell’identica presenza.
Gesù, dopo avere puntualizzato che il Paraclito non gli è
succedaneo, ne precisa la missione: il Paraclito è lo Spirito di
verità. La definizione è molto ricca. Il Paraclito è Spirito di
verità perché fa conoscere pienamente la verità che Gesù ha
rivelato; perché fa vivere in sintonia con essa; perché fa
comprendere in modo autentico e profondo Gesù stesso, il suo
mistero di salvezza ( Gv 16,13). La verità è vivificante (Gv
14,6); è forza di generazione (Gv 3,3.6); sorgente di vita (Gv
6,63; 7,39); germe di vita divina (1 Gv 3,9).
Ma la venuta dello Spirito di verità creerà una situazione
drammatica. Avverrà cioè la separazione tra il mondo che non può
riceverlo perché non lo vede e non lo conosce e i discepoli che
invece lo conoscono, perché egli dimora presso di loro e rimarrà
per sempre con loro. Il mondo non è cattivo; è stato creato da
Dio. Inoltre Dio lo ha tanto amato da dare il suo figlio
unigenito, affinché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la
vita eterna (Gv 3,16). Il mondò però è il luogo dove c’è Satana,
dove agisce la malizia dell’uomo. L’evangelista Giovanni
distingue i figli della luce e i figli delle tenebre. Al mondo
che “non vede e non conosce lo Spirito”, e quindi non può
possederlo, appartengono coloro che rifiutano la luce, non
vogliono vederla (Gv 3,19-20). Il mondo non possiede lo Spirito
perché si rifiuta di vederlo, di conoscerlo. I discepoli invece
conoscono lo Spirito, lo vedono perché lo posseggono. Il
discorso di Gesù qui si fa profondo. La conoscenza dello Spirito
non viene dal di fuori, ma dal di dentro. Chi si apre allo
Spirito, lo conosce. Lo Spirito si fa presente nel discepolo e
allo stesso tempo si fa conoscere. Egli è dono di Gesù, da
accogliere con piena apertura.
Gesù promette il suo Spirito, ma anche il suo ritorno e l’unione
anche del Padre con i suoi discepoli. Egli morirà; la morte
metterà fine alla sua missione visibile. Ma risorgerà e da
Risorto vivificherà coloro che credono in Lui. La risurrezione
non è un semplice fatto storico, limitato nel tempo, ma evento
sempre vivo,sempre presente nella storia. Il Risorto vive, opera
nella storia di tutti tempi, di tutti i luoghi, di ogni uomo. I
discepoli riceveranno la vita da Gesù e riconosceranno che essa
è la stessa vita del Padre. La vita che scorre dal Padre al
Figlio è comunicata ai discepoli. Non si può essere con Lui, né
vivere di lui, senza essere con il Padre e vivere della vita del
Padre. Gesù conclude questa sua rivelazione di unione profonda
mettendo in risalto la necessità dell’osservanza dei suoi
comandamenti: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva,
questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo
amerò e mi manifesterò a lui”. |