<<< |
11 settembre |
XXIV Domenica del tempo ordinario
|
dal
Vangelo secondo Matteo
(18,21-35) |
|
|
In quel tempo Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore,
quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?
Fino a sette volte? ”. E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a
sette, ma fino a settanta volte sette".
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i
conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno
che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il
denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la
moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il
debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava:
Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò
il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui
che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva:
Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo
supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito.
Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino
a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e
andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il
padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti
ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse
anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di
te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché
non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre
celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al
vostro fratello”. |
|
Pietro,
nel porre la domanda a Gesù su quante volte occorre perdonare,
ritiene che sia sufficiente sette volte; pensa di avere fatto una
proposta abbastanza generosa, in quanto la misura “sette volte” è
superiore a quella raccomandata dai maestri giudei. Gesù gli
risponde che bisogna perdonare settanta volte sette , cioè senza
misura. Egli adopera un’espressione ebraica che esprime un numero
illimitato di volte, quindi “sempre”. Intende contrapporsi alla
vendetta spietata lanciata da Lamech contro i suoi nemici: “sette
volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette”(Gn 4,24). Alla
logica della vendetta Gesù contrappone quella del perdono senza
limiti. La parabola del re compassionevole e del servo crudele
illustra il passaggio da una concezione quantitativa del perdono a
quella qualitativa, cioè al perdono da concedere sempre, di vero
cuore. Il racconto è presentato in tre scene. Nella prima è
descritto il comportamento generoso del re. Il debito che il servo
ha contratto è enorme. Il valore smisurato di dieci mila talenti può
essere adeguatamente compreso se si ha presente che la rendita annua
del regno di Erode era di novecento talenti (cf G. Flavio, Antichità
giud.XVII, 11,4,$$ 317-320). La promessa fatta dal servo “ti
restituirò ogni cosa” quindi appare irrealizzabile. Il re,
impietositosi, apprezza il gesto di buona volontà e condona il
debito.La scena successiva contiene la chiave dell’interpretazione e
dell’insegnamento della parabola. Si dà il contrasto tra la grande
magnanimità del re e la grettezza del servo. Il comportamento di
questi è spietato. Appare il grandissimo contrasto tra il debito
ingente verso il re e quello modesto del proprio collega. All’enorme
somma di 10.000 talenti fa contrasto quella di 100 talenti, somma
equivalente a poche migliaia di lire. Per riaverli il servo iniquo
fa addirittura ricorso all’imprigionamento. La terza scena descrive
la sentenza pronunciata dal re. Questi è stato deluso dal
comportamento del servo spietato. Dietro la parabola si profila la
misericordia di Dio senza misura. I crediti che l’uomo ha verso i
propri fratelli sono piccolezza rispetto ai debiti che si hanno nei
confronti di Dio. Davanti a Dio siamo tutti debitori e debitori
contumaci. Egli attende la nostra richiesta di perdono; ma pone una
condizione, che cioè siamo disposti a perdonare i torti ricevuti. Il
perdono gratuito ricevuto da Dio è la ragione ultima ed anche il
modello del perdono che dobbiamo dare agli altri. Perdonare sempre
non è facile. Come Pietro anche noi cerchiamo i limiti. Gesù ci
invita a superare qualsiasi limite, guardando alla misericordia di
Dio. Dalla parabola appare chiaro perché dobbiamo perdonare: perché
Dio, per primo, ha perdonato e continuamente perdona a noi. Bisogna
perdonare con il cuore, con sincerità, se si vuole ottenere il
perdono da Dio. Gesù ci ha insegnato a pregare: “Rimetti a noi i
nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12).
Ma Gesù non si è limitato a comandarci di perdonare. Egli ha
perdonato per primo sulla croce; proprio sulla croce ha compiuto il
gesto immenso del perdono:“Padre perdona loro perché non sanno
quello che fanno”(Lc 23,34). Egli ci ha offerto l’esempio, e allo
stesso tempo ci dà la forza, la capacità di potere perdonare per
amore, come ha perdonato Lui. S. Paolo lo scrive ai cristiani di
Colossi: “ Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi”
(Col 3,13). La Chiesa di Cristo è la Chiesa dei perdonati, che a
loro volta diventano “perdonatori”. In questa visuale dobbiamo
comprendere l’importanza e l’urgenza dell’utilizzo del sacramento
della Riconciliazione,del perdono. Accanto all’Eucaristia, esso
rinnova continuamente l’uomo, la Chiesa. |
|
O Dio, che per la preghiera
del tuo servo Mosè
non abbandonasti il tuo popolo
ostinato nel rifiuto del tuo amore,
concedi alla tua Chiesa
per i meriti del tuo Figlio,
che intercede sempre per noi,
di far festa insieme agli angeli
anche per un solo
peccatore che si converte.
Egli è Dio, e vive e regna con te… |
|
|
|