In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto
monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il
sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero
loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro
disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui
tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora
parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco
una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui
ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli
caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù
si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli
occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte,
Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il
Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». |
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Può sorprendere il fatto che la Liturgia nel tempo austero della
Quaresima ci inviti a riflettere sulla scena gloriosa della
trasfigurazione di Gesù. Il significato di questa proposta è
illustrato nella preghiera del Prefazio, dove si dice: Cristo
dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul
santo monte manifestò la sua gloria, e, chiamando a testimoni la
legge e i profeti, indicò agli apostoli che solo attraverso la
passione possiamo giungere con lui al trionfo della
risurrezione. In questa prospettiva ci fa chiaro come il
racconto della trasfigurazione è un aiuto a comprendere meglio
il cammino quaresimale ed a viverlo autenticamente.
L’episodio è collocato dopo il primo annunzio della passione e
risurrezione di Gesù, con la relativa indicazione delle
condizioni per seguirlo (cf Mt 16,21-27). L’evangelista Matteo
come anche Marco segnala questa successione con una annotazione
cronologica “sei giorni dopo”.
Matteo rileva che lo splendore del volto di Gesù trasfigurato è
come quello del sole e il candore delle sue vesti come quello
della luce. Accanto a Gesù trasfigurato appaiono due personaggi:
Mosè ed Elia: il primo, il rappresentante della legge; il
secondo il rappresentante dei profeti che hanno parlato in nome
di Dio. Essi sono accanto a Gesù per confermare la sua identità.
Conversano con Lui. Matteo non precisa l’oggetto della
conversazione. L’evangelista Luca ci offre un’informazione
interessante notando che essi “parlavano della dipartita che
Gesù avrebbe portato a compimento a Gerusalemme” (Lc 9,31) e
quindi della sua morte in croce. La trasfigurazione prepara la
passione ed è la conferma delle profezie di Gesù concernenti la
sua passione. Egli muore per entrare nella luce della
risurrezione. Gli apostoli, imbevuti di attese di un messia
glorioso, non lo comprendono ancora a pieno. L’intervento di
Pietro ne è la prova. Da qui il suo desiderio di volere fare tre
tende: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui
tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».Le tre
tende di cui egli parla rivelano implicitamente il significato
che gli apostoli danno alla scena della trasfigurazione:
l’instaurazione di una felicità messianica terrena.
Proprio per dissipare ogni equivoco interviene l’apparizione
della nube luminosa che ricopre i tre apostoli e la voce del
Padre che proclama:
"Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio
compiacimento. Ascoltatelo".
E’ la stessa dichiarazione divina fatta durante il battesimo di
Gesù nel Giordano (cf Mt 3,16-17). Adesso essa è rivolta ai
discepoli con l’aggiunta del comando di “ascoltarlo”. La
dichiarazione divina invita a riconoscere in Gesù il messia
atteso, il Figlio di Dio. Essa allo stesso tempo, richiamando i
carmi del servo di Jahvè, cioè la connotazione di un messia
umile e fedele, corregge l’interpretazione di Pietro.
L’evangelista Matteo vuole sottolineare che Gesù in quanto
Figlio amato e servo umile fedele porta a compimento la legge e
i profeti (cf Mt 5,17) e che ormai Egli solamente è il
legislatore e il profeta. Mose ed Elia rassegnano le loro
dimissioni e i loro poteri nelle sue mani. |
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La trasfigurazione solleva il velo sul mistero di Gesù, ma svela
anche il destino del discepolo di Gesù. La vita del discepolo è
come quella del maestro, incamminata verso la croce e verso la
risurrezione. E’ un destino da vivere nella convinzione che ogni
sofferenza, ogni lotta per rimanere fedeli a Gesù sfocia nella
gloria, nella gioia della risurrezione. Tutto ciò che è
sofferenza, croce e apparentemente sconfitta sul piano
esistenziale viene trasfigurato; significativo è quanto diceva
san Francesco d’Assisi: “ciò che era amaro mi fu cambiato in
dolcezza”.
Decisiva è la voce che risuona come invito perentorio
“Ascoltatelo”. Ascoltare Gesù significa accoglierlo, aderire al
suo messaggio, seguirlo con impegno e con gioiosa costanza ogni
giorno. Il tempo della Quaresima è un tempo privilegiato in cui
dobbiamo chiederci seriamente e sinceramente se veramente
ascoltiamo Gesù, se siamo a lui effettivamente fedeli.
La trasfigurazione di Gesù ci fa comprendere anche che il
cammino quaresimale assume il suo significato più autentico se
esso è vivificato dalla preghiera. La “trasfigurazione” della
nostra vita si può realizzare solamente alla luce della
preghiera. Dio soltanto può darci la forza per camminare verso
la “novità” della Pasqua, per prepararci interiormente alla sua
celebrazione. |
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L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
(dal Salmo 32) |
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