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Il testo del Vangelo è molto ricco dal punto di vista
teologico-spirituale. Vogliamo coglierne soltanto qualche
aspetto che ci aiuti a prepararci meglio alla celebrazione della
Pasqua ormai vicina.
Si può celebrare la Pasqua in senso vero se ci si lascia
attirare dal dono dell’amore salvifico di Cristo sulla croce.
Occorre sentire il bisogno, il desiderio di essere salvati da
Gesù. L’uomo moderno appare proteso con immani sforzi a cercare
la salvezza dalla malattia fisica e psichica, dalle ingiustizie
sociali. La sua vita proiettata verso l’esterno, immersa nel
vortice del movimento quotidiano non gli fa sentire la necessità
di rientrare in sé stesso per comprendere che occorre anzitutto
essere salvati interiormente, essere salvati dal peccato che è
nel cuore dell’uomo. Se non si cambia il cuore, non si cambia la
società, il mondo. Il porsi davanti alla croce di Cristo in
silenzio farà scattare il bisogno, il desiderio di tale
salvezza. La croce di Cristo crocifisso ci attirerà con la sua
potenza di amore e ci condurrà alla conversione vera della
nostra esistenza, la quale non consiste nell’abbandonare un
vecchio modo di pensare per farsene uno proprio, anche se più
spirituale. La croce di Cristo richiede quella conversione,
attraverso la quale si comincia a pensare, ad agire, a vedere la
propria vita, il mondo nella luce dell’amore di Gesù crocifisso.
Si tratta di vivere la propria vita coinvolgendola nel destino
di Gesù morto e risorto. L’amore salvifico di Cristo sulla croce
conduce alla piena libertà dal proprio egoismo, dal proprio
tornacontismo, all’ amore sincero, generoso verso il prossimo,
al distacco serio da qualsiasi disordine morale.
Celebrare in modo autentico la Pasqua significa essere
consapevoli che la vita terrena va vissuta nella prospettiva di
quella eterna. La Pasqua ha il suo senso pieno nella luce della
vita eterna. Le parole di Gesù: “Chi ama la sua vita la perde e
chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita
eterna” possono suscitare perplessità o addirittura far sorgere
l’interrogativo: Gesù desidera che noi disprezziamo la vita? Il
contrasto tra amare e odiare la propria vita in questo mondo non
deve intendersi come disprezzo o odio verso la vita. La vita è
prezioso dono di Dio. Essa deve essere apprezzata e rispettata.
Nel contrasto sottolineato nel brano evangelico si deve cogliere
la necessità del primato che bisogna dare all’amore per Gesù,
del valore che occorre attribuire alla vita eterna, la quale non
è passeggera e transitoria come lo è la vita in questo mondo.
L’odio per la vita significa l’odio per il regno del male, per
il peccato, il quale è il vero nemico della vita eterna (cf. 1Gv
3,15).
Ed è bello per il cristiano prendere coscienza che la vita
eterna e la figliolanza divina sono doni già in suo possesso.
Certamente ci sarà una perfezione futura allorché la morte non
ci sarà più (cf. Gv 5,28-29). Ma già fin da adesso il cristiano,
che vive in intima unione con Gesù, possiede la gioia della vita
eterna.
Celebrare la Pasqua significa comprendere che il destino
di Gesù traccia il destino del cristiano: “Se uno mi vuol
servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se
uno mi serve, il Padre lo onorerà”. La vita cristiana ha il suo
senso veritiero e pieno nella sequela di Gesù. Il cristiano vive
la sua vita quotidiana con la consapevolezza che la
glorificazione avverrà attraverso la fedeltà a Gesù. Il fedele e
gioioso servizio nei confronti di Gesù è la garanzia di essere
sempre con Lui e di essere onorati dal Padre.
Alla quasi vigilia della celebrazione della Pasqua la Liturgia
sollecita uno sforzo gioioso di purificazione, di affinamento
del nostro spirito, volto a condurci ad un rinnovamento
autentico dello stile di vita, il quale deve essere anche
visibile nell’ambiente in cui viviamo. La società lo attende, ne
ha bisogno con urgenza. |

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
(dal Salmo 50) |