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9 novembre 2014 |
Dedicazione della Basilica Lateranense
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dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-22)
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COMMENTO La festa della dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano, prende, oggi, il posto della trentaduesima domenica del Tempo Ordinario. Qualche notizia storica sulla Basilica ci aiuterà a comprendere il significato di questa precedenza. La festa della Dedicazione della Basilica è molto antica; risale al XII secolo. In origine veniva celebrata soltanto a Roma. Fu estesa a tutte le chiese di rito romano La Basilica, infatti è la cattedrale di Roma e considerata la madre di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe. Essa è segno di comunione e di amore con la cattedra di Pietro che guida i credenti in Cristo nella fede, e li tiene uniti nella carità. La liturgia ci propone in quest’occasione il testo di Giovanni dove Gesù, dopo avere scacciato i mercanti dal tempio di Gerusalemme, afferma che il nuovo tempio sarà il suo corpo risorto. Il tempio di Gerusalemme ha finito di svolgere la sua funzione di segno della presenza divina. In Gesù si incontra Dio. I cristiani diventano tempio spirituale di Dio come prolungamento del corpo di Cristo. Tale insegnamento è messo in risalto da S. Paolo. La Chiesa è il tempio di Dio, edificato su Cristo fondamento e pietra angolare (1 Cor 3,10-17; 2 Cor 6,16; Ef 2,20ss). I membri della Chiesa, presi individualmente, sono anche essi templi di Dio, templi dello Spirito Santo (Rm 8,11;1 Cor 6,19). Le due realtà sono intimamente connesse. Poiché il corpo risorto di Gesù, in cui abita corporalmente la divinità, è il tempio di Dio, i cristiani membri di questo corpo sono con esso il tempio spirituale di Dio. Ed è quello che Pietro ci dice nella sua prima lettera: “ Carissimi, stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi, venite impiegati come pietre vive, per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo.” Dobbiamo prendere sempre maggiormente coscienza di questa bella verità: siamo tempio di Dio. Gesù insegna che il tempio di Dio è, primariamente, il cuore dell'uomo che ha accolto la sua parola. Parlando di sé e del Padre dice: "Noi verremo in lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14, 23). Paolo scrive ai cristiani: "Non sapete che voi siete il tempio di Dio?" (1 Cor 3, 16). Tempio nuovo di Dio è, dunque, il credente. Ma luogo della presenza di Dio e di Cristo è anche là, "dove due o più sono riuniti nel suo nome" (Mt 18, 20). Il concilio Vaticano II arriva a chiamare la famiglia cristiana una "chiesa domestica" (LG, 11), cioè un piccolo tempio di Dio, proprio perché, grazie al sacramento del matrimonio, essa è, per eccellenza, il luogo in cui "due o più" sono riuniti nel suo nome. A che titolo, allora, noi cristiani siamo chiamati a recarci in chiesa ogni domenica se ognuno di noi può adorare il Padre in spirito e verità nel proprio cuore, o nella sua casa? Perché questo obbligo? La risposta è che Gesù Cristo non ci salva separatamente gli uni dagli altri; egli è venuto a formarsi un popolo, una comunità di persone, in comunione con lui e tra di loro. La messa domenicale è la migliore espressione e realizzazione del tempio di Dio. Nella messa celebriamo il mistero della morte e risurrezione di Cristo, affratellati dalla stessa fede, dall’unico pane eucaristico.
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PREGHIERA
O Padre, che prepari il tempio della
tua gloria, |