Nel brano
evangelico odierno si distinguono tre parti.
La prima concerne il famoso grido di giubilo di
Gesù.
La seconda riguarda la solenne affermazione sul
suo rapporto con il Padre.
La terza è costituita dall’invito di Gesù a
mettersi alla sua scuola, che non impone gioghi
pesanti.
Si tratta, come rilevano gli esegeti, di tre
unità letterarie, le quali devono essere
considerate nell’ampio contesto dei capitoli 11
e 12 del Vangelo di Matteo, che mettono in
evidenza l’incomprensione che si può avere nei
riguardi dei misteri del regno di Dio, nei
confronti dell’identità di Gesù, della sua
missione salvifica.
L’esplosione di gioia di Gesù non deriva dal
fatto che egli ha trovato finalmente chi lo ha
compreso; Gesù gioisce a causa del comportamento
di Dio. L’ iniziativa di Dio di rivelarsi ai
piccoli e non ai sapienti, agli intelligenti
strappa a Gesù l’inno di benedizione. “Benedire”
nel linguaggio biblico significa esaltare,
ringraziare il Signore per le meraviglie che
egli opera nel piano della salvezza. Gesù
ringrazia, esulta per il fatto che la semplicità
del cuore, l’essere “piccoli” è condizione
perché il Padre apra i cuori alla conoscenza del
mistero di Gesù”. I “piccoli” sono coloro che
non avanzano pretese di sicurezza davanti a
Cristo; ma sono disponibili al suo messaggio.
L’affermazione, poi, di Gesù: “Tutto mi è stato
dato dal Padre mio, nessuno conosce il Figlio se
non il Padre e nessuno conosce il Padre se non
il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia
rivelare” ci immette nel mistero della reciproca
relazione tra il Figlio ed il Padre. Il
“conoscere” biblico implica anche l’amare. Tra
il Padre ed il Figlio vi è una compenetrazione
conoscitiva - amorosa, la quale non è chiusa in
se stessa, ma si apre a chiunque il Figlio
voglia rivelarlo. Il mondo di Dio è aperto a chi
con umiltà si apre a Cristo.
L’ultima parte del brano evangelico è l’invito a
mettersi alla scuola di Gesù, a seguirlo come
maestro di vita. Con l’espressione “il mio giogo
è dolce e il mio carico leggero” Egli indica
l’accettazione del suo insegnamento. Alla sua
scuola tutti possono trovare il sollievo ed il
riposo inutilmente, vanamente cercati altrove.
Il
brano evangelico è stimolante sotto vari
aspetti.
Ci limitiamo ad evidenziare quattro
atteggiamenti che devono caratterizzare la
nostra vita quotidiana.
Conoscere Gesù. La conoscenza di Gesù è
condizione indispensabile per arrivare al Padre:
“Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e
colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”.
Non si tratta di una pura conoscenza storica,
intellettuale. Conoscere Gesù significa
incontrarlo, ascoltarlo, amarlo. Il credente
deve essere proteso a vivere in profondità
l’unione con Gesù.
Andare da Gesù. Ai suoi discepoli Gesù
rivolge l’ invito: "Venite a me”. E’ un invito a
stare con Lui, con la sicurezza che in Lui
troveremo chi ci conosce profondamente, chi può
comprenderci.
Prendere il suo giogo. Prendere il
"giogo" significa accogliere l'insegnamento di
Gesù, del suo Vangelo. E’ un impegno che
coinvolge il pensare, l’agire. Il giogo di Gesù
è “dolce e soave”; è il giogo di chi ci ha amato
sino alla follia della croce; di chi partecipa
alle nostre sofferenze; di chi non ci abbandona
e non ci delude.
Imparare da Lui, che è mite e umile di
cuore. Si tratta non soltanto di considerare
Gesù come modello di mitezza e di umiltà da
imitare, ma anche di lasciarsi istruire da Lui,
di mettersi alla sua scuola, di diventare e
rimanere suoi discepoli. |