Qui Roma – Maurizio Michele Raffa,
Giusto d’Israele tra le nazioni
Il ringraziamento della Signora
Margherita Di Castro Il gruppo di famiglia del Dottor Raffa
e
della Signora Di Castro
“L’evento che ci apprestiamo a celebrare oggi è un esempio
chiaro di quell’atteggiamento
di fratellanza e accoglienza che conventi come questo hanno
avuto in quel periodo buio della storia italiana”,
così il monisgnor Cereti ha affermato nel corso del suo intervento.
All’affermazione di Cereti ha fatto eco l’intervento del
Presidente Gattegna che ha ricordato come anche i suoi
famigliari si salvarono grazie all’ospitalità e al rifugio
offerto in un convento di religiose nella zona di piazza di
Spagna. Gattegna ha ricordato anche il sentimento di stupore e
incredulità di coloro che vissero in quel periodo storico, e che
spinti da quei sentimenti non reagirono nascondendosi o
scappando, non presero alcuna precauzione e persero così la
possibilità di avere salva la vita.
Il Presidente Riccardo Pacifici invece ha voluto cogliere e far
riflettere sul significato di eventi come questo: “Chi salva una
vita, salva il mondo intero
– ha ribadito Pacifici – e oggi fra
noi l’esempio manifesto di questo detto, la famiglia Di Castro
fu ospitata e salvata dalle persecuzioni, oggi, quella famiglia,
grazie all’alto senso di giustizia del Monsignor Raffa, ha dato
i suoi frutti, qui ci sono i figli e i nipoti di quella che
allora era solo una piccola famiglia, e perciò,
chi salva una
vita salva l’umanità intera”.
Pacifici nel suo discorso ha
voluto toccare anche un altro argomento, qualcosa su cui forse
si riflette troppo poco: “Le vittime della Shoah non sono solo
quelle morte nei campi di sterminio e durante la guerra, ci sono
altre vittime spesso dimenticate o di cui non si tiene conto in
quel numero ‘6 milioni di ebrei morti’. Sono coloro che non solo
prima ma soprattutto dopo la guerra, per dimenticare gli orrori
di quel periodo si sono allontanati, hanno rinnegato le loro
origini. Queste perdite si sono aggiunte alle 6 milioni di
vittime del nazismo”.
Dopo gli interventi dei presidenti è avvenuto il conferimento
dello Stato israeliano per mano dell’ambasciatore Ghideon Meir:
“Israele si è assunto il dovere di ricordare e far ricordare le
vittime delle persecuzioni razziali e coloro che si adoperarono
per evitarle – ha affermato l’ambasciatore – Nell’atto di
fondazione dello Yad Vashem è scritto che la medaglia di Giusto
tra le nazioni deve essere conferita secondo i seguenti tre
principi: il Giusto deve aver salvato uno o più persone ebree,
rischiando la propria incolumità, e non deve aver ricevuto
compensi per questo. Sono poche le persone in Europa che possono
riconoscersi in questi principi, sono poche le persone in Europa
che salvarono a rischio della propria vita, la vita degli ebrei
perseguitati, ma Monsignor Raffa è di certo una di queste
persone”.
Il nipote, fiero e orgoglioso delle gesta di quel suo parente,
ha ricevuto in quel momento il certificato e la medaglia di
Giusto per il monsignor Maurizio Michele Raffa. A concludere gli
interventi e la celebrazione è stato un intervento di Margherita
Di Castro, membro della famiglia salvata, che ha ricordato la
paura di quel periodo e la protezione ricevuta dal monsignore.
Valerio Mieli