Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei
farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro
una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al
primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te
e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora
dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei
invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti
ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore
davanti a tutti i commensali.
Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una
cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti,
né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu
abbia il contraccambio.
Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi,
ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti
la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.RIFLESSIONE
Il brano del Vangelo odierno ci presenta Gesù a pranzo nella casa di
uno dei capi dei farisei. Egli osserva incuriosito il modo di
comportarsi degli invitati. Prendendo spunto dai loro atteggiamenti ci
offre alcuni ammaestramenti che vanno al di là di semplici regole di
galateo ed hanno carattere universale. E lo fa tramite due parabole – da
considerarsi come esempi – le quali evidenziano lo spirito con cui gli
invitati devono accogliere l’invito (vv.7-11) e lo spirito con il quale
occorre invitare (vv. 12-14).
La prima parabola ha di mira gli
invitati che cercavano i primi posti, volendo così manifestare la
propria superiorità. Sono persone convinte di avere diritto a posti di
onore. Particolarmente gli scribi, consci della loro dignità, si
preoccupavano di scegliersi i posti più in vista nei banchetti ( cf. Mc
121,39; Lc 20,46).
Di fronte a questo atteggiamento vanitoso Gesù offre un’istruzione che
rovescia la mentalità degli invitati: “Quando sei invitato a nozze da
qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro
invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga
a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo
posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all’ultimo posto,
perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più
avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché
chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Con questa parabola Gesù non vuole consigliare un comportamento che si
fa modesto per essere innalzato. In merito ricordiamo che la tradizione
rabbinica conteneva la regola di “galateo conviviale” che suona così:
“Tieniti lontano di due o tre posti da quello che ti spetta e attendi
che ti si dica: «Sali più su! », anziché ti si dica:« Scendi». Un
proverbio dello steso tipo si trova in Pr 25,6-7.
L’intento di Gesù è quello di elevare il comportamento sociale ad un
livello religioso. Egli vuole mettere in risalto il principio secondo il
quale Dio tratta gli uomini e il modo come questi devono comportarsi di
fronte a Lui. Dio agisce secondo la logica del Magnificat (cf Lc
1,51-53). Nel sottofondo della parabola colui che invita è Dio. Si
tratta dell’invito ad entrare nel regno di Dio. Chi vuole entrarvi deve
farsi piccolo, umile. Davanti a Dio nessuno può presumere di essere
giusto. La salvezza è un dono divino che occorre accogliere con umiltà.
E’ Dio che ci fa grandi, a condizione però che ci rendiamo disponibili
alla sua azione salvifica e ci lasciamo trasformare quotidianamente da
essa. In questa prospettiva Egli ci esalta nella sua grazia, ci fa
salire nella graduatoria dei suoi amici, dei veri discepoli del suo
Figlio.
Gesù condanna la presunzione di considerarsi giusti, presunzione che
snatura non soltanto il rapporto con Dio, ma anche il rapporto con gli
uomini. Infatti dalla presunzione nascono le pretese, l'arrivismo
sfrenato, la competitività esasperata, i giudizi taglienti, la corsa ad
occupare i primi posti, magari passando, senza scrupoli, sui diritti
degli altri.
La seconda parabola costituisce un
ammonimento rivolto a colui che offre il banchetto. L’invito fatto agli
amici, ai fratelli, ai parenti, ai ricchi vicini è stigmatizzato da Gesù
come esempio di amore egoistico, in quanto si basa sulla reciprocità;
esso perciò è moralmente privo di valore (cf Lc 6,32-34). A questo
invito egoistico Gesù contrappone l’invito rivolto ai poveri, agli
storpi, agli zoppi, ai ciechi, cioè a quelle persone che non possono
ricompensare quanto essi hanno ricevuto. Questo amore è disinteressato e
Dio lo ricompensa nella vita eterna.
Gesù non vuole impedire di invitare gli
amici, le persone più vicine. Egli si serve di un modo usuale di
comportarsi degli uomini nella vita pratica per dimostrare che un amore
che si estende soltanto a coloro che lo ricambiano in eguale modo non ha
valore davanti a Dio. Invita quindi a dare anche a coloro dai quali non
si può attendere nulla in cambio. Egli lo ha espressamente sottolineato
nel discorso della montagna: “Se amate quelli che vi amano, che merito
ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a
coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete?Anche i peccatori
fanno lo stesso” (Lc 6,32- 33). Gesù mira a far intravedere che la sua
comunità dovrà essere luogo di ospitalità per tutti, particolarmente per
gli emarginati. |