|
In quel tempo, [dopo che ebbero
crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano
Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di
Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli
dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».
Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il
Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo:
«Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena?
Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le
nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù,
ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità
io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

COMMENTO
Con la Festa di Cristo Re dell’Universo si chiude l’anno liturgico. La
Festa fu istituita da Papa Pio XI alla fine dell’anno santo del 1925.
Essa però è antica perché risale a Cristo stesso. Egli, interrogato da
Pilato, si proclamò re (Gv 18,37), precisando che il suo regno non è di
questo mondo.
La regalità di Cristo ha il suo punto culminante sulla croce. Questa è
il suo trono. Egli siede spogliato di vesti di lusso e di ogni successo
apparente. Non usa né violenza,né sopraffazioni verso chi gli si oppone,
non ha eserciti da schierare. La sua unica forza è l’amore senza
riserve. Sulla croce Egli rivela in tutto il suo splendore il suo volto
di re dell’universo.
Proprio sulla croce l’evangelista di Luca nel brano del Vangelo odierno
ci presenta Gesù e ci descrive l’atteggiamento degli spettatori nei suoi
riguardi. Il popolo manifesta curiosità; quasi vuole godersi di uno
spettacolo. Il comportamento dei suoi capi e dei soldati è di dileggio.
I primi irridono Gesù, asserendo: “Ha salvato gli altri, salvi se
stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. I secondi lo scherniscono
ponendogli la sfida :“Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. Il
Cristo di Dio, il re che la gente attendeva come salvatore di
Israele,non poteva finire sull’infamante patibolo della croce. Qualora
egli fosse veramente il Cristo di Dio, il suo eletto, Dio dovrebbe
intervenire per salvarlo dalla croce.
Anche il titolo che è posto sul capo:Questi è il re dei Giudei è un
palese oltraggio. Vuole significare la fine dell’assurda pretesa di Gesù
di essere re. Anche uno dei malfattori lo bestemmia. Chi è questo
Messia, questo re se non può neppure salvare la propria vita? Agli occhi
dei capi di Israele, dei soldati, di uno dei malfattori Gesù dovrebbe
liberare se stesso; scendendo dalla croce avrebbe manifestato a tutti di
essere il Cristo, il re atteso per salvare il popolo di Israele. Il suo
apparente fallimento diventa l’accusa per ritenerlo un impostore, un “re
di burla”.
Ma Gesù si proclama re proprio sulla croce. La sua è la regalità
dell’amore, dell’offerta gratuita di se stesso per la salvezza degli
uomini. La sua sconfitta è un evidente gesto d'amore, un impressionante
dono di sé.
Egli non si serve della sua potenza divina per salvare se stesso; ma si
abbandona all’apparente debolezza, al fallimento perché si manifesti il
suo amore salvifico. Questa regalità è riconosciuta dal malfattore che
comprende l’innocenza di Gesù, si apre alla fede in Lui e chiede di
entrare nel suo regno: “Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno”. Egli intravede dietro il fallimento della croce la potenza
divina che vi traspare. La risposta di Gesù è il dono della salvezza, è
la chiamata a far parte del suo regno:“In verità ti dico, oggi sarai con
me nel paradiso”. La parola “oggi” indica che, tramite l’atto di amore
di Gesù sulla croce, la salvezza ha fatto irruzione nel mondo.
|