In quel tempo disse Gesù ai suoi discepoli: ”Non temete gli
uomini, poiché non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato, e
di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle
tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio
predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il
corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui
che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due
passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi
cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino
i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore:
voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli
uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi
invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti
al Padre mio che è nei cieli. COMMENTO
l brano del Vangelo odierno si inserisce nel cosiddetto “discorso
missionario”. Gesù ordina di proclamare pubblicamente il messaggio che
egli ha impartito di nascosto, di segreto, vale a dire alla sola cerchia
degli apostoli. Questi dovranno assumere un atteggiamento più deciso del
loro Maestro. Il comando di Gesù è esplicito e forte. I verbi sono tutti
all’imperativo; non si tratta quindi di semplice esortazione. La
proclamazione pubblica del messaggio evangelico è richiesta da Gesù, è
esigita dalla natura stessa del messaggio: riguarda la salvezza
dell’uomo. E’ urgente. Nella sua proclamazione va allontanato qualsiasi
timore. Essa va effettuata anche a costo di rimetterci la vita fisica.
In merito Gesù precisa che gli avversari possono assassinare il corpo,
ma non l’anima. La vita vera sta al di fuori del loro potere. Dio
soltanto ha il potere di fare perire il corpo e l’anima nel fuoco della
Geenna. Bisogna temere Dio e non gli uomini. Giova quindi perdere questa
vita per acquistare la vita eterna.
L’annunzio deve essere coraggioso. Gli annunciatori non devono temere
perché Dio veglia su di loro. Egli, che conosce il numero dei capelli e
si prende cura di una coppia di passeri, li assisterà.
Il brano si conclude con un richiamo al giudizio finale. I discepoli di
Gesù non hanno da temere i tribunali umani, ma quello divino nel quale
Cristo ha la funzione di avvocato difensore o di avvocato accusatore:
“Chi mi riconoscerà davanti agli uomini anch’io lo riconoscerò davanti
al Padre; chi mi rinnegherà…anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio
che è nei cieli”.
RIFLESSIONE
Gesù invita il discepolo ad avere coraggio nell’annunzio del suo
messaggio.
Annunzio coraggioso con la parola! Siamo chiamati a proclamare il
messaggio di Cristo nel nostro mondo caratterizzato da una invadente
secolarizzazione. Parlare di Gesù Cristo, del suo messaggio è compito di
ogni cristiano. Tale annunzio va fatto in tutti gli ambienti in cui
espletiamo quotidianamente la nostra attività, in modo particolare nella
famiglia. Dobbiamo farlo con la convinzione che annunziamo non una
filosofia, non un’ideologia, ma il vangelo di Gesù, che “è potenza di
Dio per la salvezza” (cf Rm 1,16), che è il messaggio dell’amore
infinito di Dio per l’uomo. Dimentichiamo facilmente o addirittura non
crediamo che il vangelo è parola non di uomini, ma di Dio e che esso
contiene in sé stesso una potenza divina, per cui ha la capacità di
trasformare l’uomo, la cultura, la società.
Annunzio coraggioso con la testimonianza di vita! Alle volte ci
vergogniamo di vivere pubblicamente da cristiani.Ci adattiamo facilmente
a modelli che non sono conformi al messaggio evangelico. Si dà contrasto
tra la fede che professiamo in Chiesa e la vita che viviamo nella
società.
Nella nostra Italia non siamo esposti al pericolo di perdere la vita per
la confessione della nostra fede in Cristo, ma l’ambiente in cui viviamo
è insidioso. In esso si respira non raramente indifferenza, disinteresse
nei confronti dei valori morali e religiosi. In questo ambiente la
nostra testimonianza di cristiani autentici deve apparire con radicalità
e coerenza senza scoraggiarci davanti ad eventuali critiche, al rifiuto
o alla chiusura.
Nella nostra missione di annunciatori del messaggio salvifico di Cristo
non siamo soli. Il Padre ci sostiene. Cristo è con noi. Ci sia di
stimolo l’esempio di S. Paolo, grande innamorato di Gesù e suo
coraggioso annunciatore. Egli riferendosi alle molteplici difficoltà
incontrate nel suo ministero apostolico scrive nella bellissima lettera
ai Romani che la Liturgia ci propone in queste Domeniche: “Chi ci
separerà …dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?….In tutte
queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha
amati” (Rm 8,35.37). |