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        In quel tempo, Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli 
		che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, 
		dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il 
		terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare 
		dicendo: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”. Ma 
		egli, voltandosi, disse a Pietro: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di 
		scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini! ”. Allora 
		Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me 
		rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà 
		salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per 
		causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà 
		il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà 
		dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà 
		nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno 
		secondo le sue azioni COMMENTO 
		La prima profezia di Gesù sulla sua passione avviene dopo la scena 
		di Cesarea di Filippo, dopo la domanda rivolta agli apostoli sulla sua 
		identità. In realtà molti avvenimenti realizzatisi precedentemente 
		alludevano alla passione di Gesù. Gli apostoli non ne avevano afferrato 
		il messaggio. Essi si attendevano posti di onori. Gesù comincia a 
		prepararli apertamente allo scandalo del Golgota. Precisa tutto: il 
		luogo della passione, la condanna a morte, la risurrezione dopo tre 
		giorni. La sorpresa, il disagio degli apostoli sono immediati ed 
		espressi nelle parole di Pietro: “ questo non ti accadrà mai”. Egli ha 
		riconosciuto Gesù come Messia Figlio di Dio, ma non può accettare un 
		Messia umiliato e perdente; si oppone alla sua morte ignominiosa. La 
		reazione di Gesù è forte e inequivocabile. Il modo di pensare di Pietro 
		è satanico; quanto egli dice si muove nella stessa linea del diavolo 
		tentatore( Mt4,14). La salvezza poteva essere realizzata in molti modi. 
		Dio ha scelto la via della croce. E’ la via dell’amore infinito di Dio 
		verso l’uomo. Essa è anche la via di ogni discepolo di Cristo. Chi vuole 
		seguire Gesù deve rinnegare se stesso, prendere la propria croce, 
		perdere la propria vita per ritrovarla. Sono espressioni forti, che a 
		prima vista sembrano irrealizzabili. Esse sono volte non ad umiliare 
		l’uomo, ma a realizzarlo. Si rinnega infatti non quello che Dio ha dato 
		all’uomo ed ha fatto in lui, ma quello che l’uomo è divenuto a causa 
		dell’abuso della libertà, del peccato. Rinnegare - ci dice Gesù - 
		significa ritrovare. In questa visuale rinnegarsi vuol dire realizzarsi. 
		Rinnegare è per la vita, per la gioia. La meta dell’uomo è la felicità. 
		Portare la croce è lottare contro il male che è dentro di noi. Gesù 
		invita a scelte sapienti. Egli contrappone, in modo chiaro ed allo 
		stesso tempo iperbolico, i possibili vantaggi in questa terra e la gioia 
		della vita eterna. Sono inconfondibili le parole con cui evoca la scena 
		dell’ultimo giorno. Egli il Figlio dell’uomo renderà a ciascuno secondo 
		le proprie azioni. Viviamo sotto il giudizio dell’amore infinito di 
		Cristo, portato sino alla follia della croce. Davanti a questo amore 
		infinito occorre continuamente scegliere. La salvezza eterna è appesa 
		alla risposta che ciascuno di noi dà a questo amore. 
		L’edonismo che pervade sempre più la nostra società non aiuta la 
		ponderazione del senso, del valore delle richieste di Gesù. Occorre 
		riflettere seriamente su quello che Egli ci chiede. Rinnegare se stessi 
		significa rinnegare le proprie aspirazioni egoistiche. La sofferenza non 
		è una meta, un valore a sè stante. E’ un mezzo, una via di liberazione. 
		In effetti, il discorso di Gesù che, a prima vista può sembrare 
		sconvolgente, mira alla realizzazione vera dell’uomo. Egli si realizza 
		pienamente in un costante riferimento a Dio, ai fratelli, alle realtà 
		terrene. Purtroppo oggi si è facilmente affascinati dalla ricerca di 
		paradisi terrestri. Questi però affascinano, ma deludono, non danno la 
		gioia. La delusione, l’amarezza caratterizzano sempre maggiormente il 
		cuore dell’uomo di oggi. Vivere l’invito di Gesù comporta andare contro 
		una certa mentalità odierna. Ma non siamo soli. Gesù cammina con noi, 
		nella nostra storia quotidiana; ci dà il suo costante aiuto. Ogni nostra 
		sofferenza si innesta nella sua e sfocia nella gioia della risurrezione.  |