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6 giugno 2021

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
(Anno B)

Dal vangelo secondo Marco (14,12-16.22-26)

 
Sequenza
[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.



RIFLESSIONE
Era vicina la Pasqua dei giudei; i discepoli invitano Gesù a celebrarla secondo la prescrizione; si mettono in movimento per prepararla. La Pasqua ebraica era la commemorazione del gesto della liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Si festeggiava la partenza dall’Egitto, la libertà conseguita ( cf Es 12,1ss). La Pasqua doveva essere immolata (l’agnello pasquale immolato) e dopo mangiata.
Nella cornice di tale celebrazione Gesù istituisce la nuova Pasqua. Egli compie dei gesti e pronuncia delle parole del tutto nuovi. I gesti sono carichi di significato. Il pane è spezzato e dato a mangiare; il vino è distribuito e bevuto. Sono gesti che tramite le parole sono collegati alla prossima morte di Gesù in croce; fanno esplicito riferimento al venerdì santo, al giorno in cui Gesù si offre in sacrificio per la redenzione degli uomini. Ciò che Gesù porge ai suoi discepoli perché se ne nutrano è lo stesso corpo che sarà dato in sacrificio sulla croce; ciò che Gesù offre per essere bevuto è il suo sangue versato sulla croce. Egli è la nuova Pasqua.
La formula: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza” richiama l’alleanza sul Sinai. Nel libro dell’Esodo leggiamo: “Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo dicendo: ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi” (Es 24,8). Nell’Antico Testamento l’alleanza è il gesto con cui Dio libera il suo popolo e si dona ad esso come alleato; si fa solidale con esso. Gesù realizza la nuova alleanza e la sigilla con il suo sangue versato sulla croce. Ai sacrifici di animali si sostituisce il sacrificio nuovo di Cristo, il cui sangue effettua efficacemente l’unione definitiva tra Dio e gli uomini. Tramite il sangue della nuova alleanza i peccati sono tolti (cf Rm 11,27); Dio abita in mezzo agli uomini (cf 2 Cor 6,16), cambia il cuore dell’uomo ed in esso pone il suo Spirito (cf Rm 5,5; 8,4-16). E’ l’alleanza che porta con sé la libertà dei figli di Dio (Gal 4,6,24-26).
Gesù dopo l’istituzione dell’eucaristia pronuncia le parole: “Non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. Esse fanno riferimento ad un altro banchetto del quale quello eucaristico è un anticipo. Gesù si distaccherà dai suoi discepoli; la risurrezione lo introdurrà nel regno del Padre, dove celebrerà per sempre il banchetto definitivo: in esso ci sarà la comunione definitiva con Dio. Verso questo banchetto noi tutti camminiamo.

Era vicina la Pasqua dei giudei; i discepoli invitano Gesù a celebrarla secondo la prescrizione; si mettono in movimento per prepararla. La Pasqua ebraica era la commemorazione del gesto della liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto. Si festeggiava la partenza dall’Egitto, la libertà conseguita ( cf Es 12,1ss). La Pasqua doveva essere immolata (l’agnello pasquale immolato) e dopo mangiata.
Nella cornice di tale celebrazione Gesù istituisce la nuova Pasqua. Egli compie dei gesti e pronuncia delle parole del tutto nuovi. I gesti sono carichi di significato. Il pane è spezzato e dato a mangiare; il vino è distribuito e bevuto. Sono gesti che tramite le parole sono collegati alla prossima morte di Gesù in croce; fanno esplicito riferimento al venerdì santo, al giorno in cui Gesù si offre in sacrificio per la redenzione degli uomini. Ciò che Gesù porge ai suoi discepoli perché se ne nutrano è lo stesso corpo che sarà dato in sacrificio sulla croce; ciò che Gesù offre per essere bevuto è il suo sangue versato sulla croce. Egli è la nuova Pasqua.
La formula: “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza” richiama l’alleanza sul Sinai. Nel libro dell’Esodo leggiamo: “Mosè prese il sangue, ne asperse il popolo dicendo: ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi” (Es 24,8). Nell’Antico Testamento l’alleanza è il gesto con cui Dio libera il suo popolo e si dona ad esso come alleato; si fa solidale con esso. Gesù realizza la nuova alleanza e la sigilla con il suo sangue versato sulla croce. Ai sacrifici di animali si sostituisce il sacrificio nuovo di Cristo, il cui sangue effettua efficacemente l’unione definitiva tra Dio e gli uomini. Tramite il sangue della nuova alleanza i peccati sono tolti (cf Rm 11,27); Dio abita in mezzo agli uomini (cf 2 Cor 6,16), cambia il cuore dell’uomo ed in esso pone il suo Spirito (cf Rm 5,5; 8,4-16). E’ l’alleanza che porta con sé la libertà dei figli di Dio (Gal 4,6,24-26).
Gesù dopo l’istituzione dell’eucaristia pronuncia le parole: “Non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio”. Esse fanno riferimento ad un altro banchetto del quale quello eucaristico è un anticipo. Gesù si distaccherà dai suoi discepoli; la risurrezione lo introdurrà nel regno del Padre, dove celebrerà per sempre il banchetto definitivo: in esso ci sarà la comunione definitiva con Dio. Verso questo banchetto noi tutti camminiamo.
 

Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
(Salmo 115)