In quel tempo Giovanni disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei
nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che
faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
Chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete
di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che
gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se
la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita
monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile.
Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella
vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo
occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio
con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove
il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

COMMENTO
La prima parte del Vangelo odierno ci presenta l’apostolo Giovanni, che
pieno di zelo, fa una denuncia a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che
scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era
dei nostri”. Anche in un’altra occasione egli si è mostrato zelante.
Assieme a suo fratello Giacomo chiede a Gesù di “far venire fuoco dal
cielo” su un villaggio di samaritani che non lo vogliono ricevere ( Lc
9,54).
Nella denuncia di Giovanni si legge l’egoismo di gruppo: “glielo abbiamo
vietato, perché non era dei nostri”, il desiderio di avere la potenza di
Dio nelle sole mani degli apostoli.
Gesù nella risposta precisa che chi opera un miracolo “nel suo nome” fa
un implicito riconoscimento di lui e non può parlare contro di lui. Ci
si può schierare per lui anche senza avere un relazione ufficiale con il
gruppo dei suoi apostoli.
Questa risposta sembra essere in contrasto con un’altra massima di Gesù:
“Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde” (Mt
12,30).
Le due affermazioni non sono in contraddizione; riguardano differenti
contesti. La sentenza riportata nel Vangelo di Matteo è pronunciata da
Gesù nel contesto della polemica con i farisei, i quali non vogliono
riconoscere il suo potere divino contro satana. Nei loro riguardi Gesù
fa notare che tutta la sua attività attesta tale potere e dimostra
l’instaurazione del dominio di Dio sulla terra e quindi la distruzione
del dominio di satana. La sentenza riportata nel Vangelo di Marco
concerne l’invito di Gesù ad evitare la tentazione degli apostoli di
volere essere i soli portatori della sua potenza.
Le due affermazioni si completano. Non essere contro Gesù ed operare “
nel suo nome” significa essere anche con lui. Lo Spirito può soffiare
dove vuole; quindi ci possono essere porzioni di verità e di bontà negli
uomini retti, in buona fede. Gesù, che è la verità totale, si trova in
qualsiasi frammento di verità. Gesù però si pone come l’assoluto per
tutti. Davanti alla sua proposta divina di salvezza non si può restare
indifferenti; occorre fare una scelta chiara e ferma. Gesù ritiene
schierato contro di sé chi non si pone con lui. L’uomo tutto intero è
chiamato ad aderire, senza alcuna riserva o compromesso, al suo
messaggio evangelico.
La seconda parte del Vangelo odierno ha come tema lo scandalo: verso i
piccoli e verso se stessi. Il primo scandalo è quello commesso nei
confronti dei discepoli ancora deboli nella fede. I “piccoli” sono tali
non solamente per l’età che hanno, ma principalmente per il bisogno che
essi hanno di non essere disorientati nella loro fede semplice.
Scandalizzare uno di loro significa incrinare la loro semplicità e
rettitudine con un cattivo esempio, con critiche che turbano il loro
animo allontanandolo da Gesù. Un terribile castigo attende chi se ne
rende colpevole:“ è meglio per lui che gli si metta una macina da asino
al collo e venga gettato nel mare”. Il secondo scandalo riguarda l’uomo
in se stesso. Egli può trovare nelle sue tendenze interiori, nei
rapporti con gli altri occasione di peccato. Gesù tratta questo scandalo
con tre immagini riprese da organi fondamentali per la nostra vita: la
mano, il piede, l’occhio. E’ evidente che il suo discorso non è da
considerarsi nella materialità della lettera. Gesù vuole dirci che la
perdita di un organo importante per la vita dell’uomo non è paragonabile
al danno che può derivare dall’adesione al peccato, dalla dannazione
eterna.
RIFLESSIONE
Vogliamo attirare la nostra attenzione su due idee.
La prima può essere espressa nel seguente modo.
Gesù ci invita a riconoscere il bene dovunque esso viene fatto. Vi sono
tante persone di buona volontà. C'è tanta bontà nelle case, nelle
famiglie, in ogni ambiente. Purtroppo siamo tentati a vedere soltanto
gli aspetti negativi delle persone.
La seconda riguarda l’urgenza di prendere sul serio il richiamo di Gesù
sul primato che dobbiamo dare alla nostra salvezza eterna, rompendo
decisamente con qualsiasi occasione di peccato. Ognuno può essere a se
stesso occasione continua di scandalo, di peccato. Cosi, per limitarci
ad un solo esempio, l’occhio può essere occasione di adulterio. Sono
chiare in merito le parole di Gesù: “chiunque guarda una donna per
desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” ( Mt
5,28).
[commento e riflessione tratti dall'Archivio generale]
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