In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato
di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei
quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non
sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale
sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di
non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo:
“Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando
sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima
devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro
regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze;
vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi
perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete
allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non
preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché
tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli
amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del
mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
COMMENTO
Il brano del Vangelo odierno è di difficile comprensione. Per
poterne cogliere adeguatamente il senso, riteniamo opportuno fare due
premesse.
a) Il discorso sugli avvenimenti ultimi della storia,
(escatologia), ha un posto rilevante nella Bibbia. Essi sono descritti
con un genere letterario particolare che fa leva su catastrofi e
disgrazie immani, le quali non sono da considerarsi eventi futuri, ma
piuttosto come scenario, clima che mira a sottolineare l’attesa
dell’intervento decisivo di Dio.
b) Il discorso di Gesù sugli avvenimenti ultimi della storia è
riportato dai tre evangelisti: Matteo, Marco e Luca, ma con una
differenza. In Matteo e Marco la fine del mondo è vista in connessione
con la distruzione del tempio e di Gerusalemme (cf.Mt 24,5-44; Mc 13,1-
27). Luca invece scrive il suo Vangelo dopo il 70 d.C, quando cioè la
distruzione di Gerusalemme e del tempio è evento realizzato. Egli quindi
distingue: l’evento contemporaneo, la distruzione del tempio e di
Gerusalemme ( e qui la profezia di Gesù è riletta dopo la sua
realizzazione), e l’evento concernente la fine del mondo con
l’apparizione del Figlio dell’uomo, cioè di Gesù. In Luca, poi, la fine
del mondo non è vista vicina come nel Vangelo di Marco. Pertanto anche i
segni del suo preannunzio hanno connotazioni diverse da quelle
presentate da Marco. Queste differenze si spiegano alla luce delle
finalità proprie di ciascun evangelista; esse non toccano la sostanza
del messaggio di Gesù.
Tenendo in conto tali premesse, vogliamo offrire qualche riflessione sul
brano evangelico odierno.
Il tempio a cui Gesù fa riferimento era ritenuto una delle sette
meraviglie del mondo. Tra gli israeliti era comune il proverbio che
affermava: “Chi non ha visto Gerusalemme in tutto il suo splendore, non
ha visto nulla di bello nella vita. Chi non ha visto il Santuario nella
sontuosità dei suoi addobbi, non sa cosa sia il fascino di una città”.
Ma è da ricordare che per gli ebrei il tempio era il punto di
riferimento per la loro vita e per quella dell’umanità intera. Ad esso
infatti erano connesse la legge di Dio, le sante prescrizioni del culto.
Con la sua distruzione si relazionava la stessa fine dell’universo.
Pertanto l’annunzio di Gesù circa la sua distruzione desta grande
sorpresa nell’animo degli ascoltatori. Da qui la loro domanda: “Maestro,
quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”.
Gesù non risponde alla domanda, ma fa alcuni avvertimenti significativi,
concentrando l’attenzione sul presente. Egli mette innanzitutto in
guardia dai falsi messia, da coloro che vengono dichiarandosi mandati da
Dio, salvatori. Gli atti degli Apostoli ne menzioneranno due: un certo
Teuda (At 5,36) e Giuda il galileo (At 5,37).
Gesù presenta, poi, un quadro di avvenimenti bellici (vv 9-10) e
tellurici (v.11). Essi sono segni premonitori dello scandalo della morte
di Gesù sulla croce e del suo rifiuto. Sono allo stesso tempo segni
premonitori della fine del mondo.
In questo contesto Gesù avverte i suoi discepoli che saranno
perseguitati; ma ricorda che Egli sarà sempre con loro: nei tribunali
suggerirà loro le parole opportune per la loro difesa. Essi parleranno
con la forza e la potenza che viene dallo Spirito Santo (cf. Lc 12,12).
Il loro martirio sarà più eloquente della loro predicazione. Le
persecuzioni si trasformeranno in occasione di testimonianza.
Questi avvertimenti invitano il discepolo a rimanere fermo, ancorato
alle parole di Gesù. Indicano il modo come occorre vivere l’attesa
escatologica. Essa non deve distogliere dagli impegni nel mondo: bisogna
viverla nel presente della storia con perseveranza. L’attesa è tempo
della perseveranza. Si attende la venuta del Signore testimoniando e
perseverando nella fedeltà al Signore.
Il discorso di Gesù vuole incoraggiarci più che intimorirci. Esso è
rassicurante: ci ricorda che nel nostro cammino non siamo soli. Egli
cammina con noi. Il cristiano, quindi, vive sereno e fiducioso anche in
mezzo a tutte le difficoltà che dovrà affrontare per essere fedele al
Signore.
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