In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il
regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per
prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro
per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le
nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e
disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo
darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e
fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne
stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse
loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della
vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga,
incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del
pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi,
pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un
denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone
dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati
come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma
il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio
torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e
vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso
fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io
sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi”.

COMMENTO
La parabola non vuole offrire un insegnamento di giustizia sociale.La
sua specificità ed originalità sta nell’intento di illustrare il
comportamento di Dio, il quale va al di là di qualsiasi criterio
umano,di qualsiasi relazione legalitaria. La lezione che Gesù vuole dare
riguarda i suoi avversari giudei. Sono proprio essi gli operai chiamati
di mattina con regolare contratto.Gli invitati nelle ore successive sono
tutti coloro che a prima vista sembravano dimenticati. La parabola pone
l’accento sugli eguali diritti che tutti hanno all’invito ed alla
retribuzione. I giudei rivendicavano diritti superiori ai pagani, non
accettavano la parità con essi. La parificazione urtava le loro attese.
Attendevano la venuta del regno con la convinzione che avrebbero
ricevuto più degli altri. Il giudaismo guardava alla salvezza come ad un
bene nazionale, come ad un privilegio. Gesù con la parabola evidenzia
che la salvezza è per tutti. Demolisce qualsiasi pretesa. Dio non fa
preferenza tra pagani e giudei; tutti hanno bisogno di essere salvati.
Anzi quelli che avanzano delle pretese, come facevano i giudei, sono
messi all’ultimo posto. E’ questo il senso drammatico delle parole: “gli
ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi”.
La chiamata al regno è per tutti - anche per quelli della prima ora -,
frutto della bontà di Dio.
RIFLESSIONE
Possiamo correre il rischio di ingelosirci se l’amore di Dio è rivolto
con eguale bontà e generosità a tutti. Gesù ci insegna a purificare il
nostro occhio. Il risentimento degli operai della prima ora verso il
padrone non ha un fondamento oggettivo: il padrone rispetta il
contratto. Esso è solamente frutto di orgoglio, di egoismo, di invidia.
Il padrone lo mette in risalto chiaramente: “tu sei invidioso perché io
sono buono”? La parabola può far sorgere l’interrogativo: quale è allora
il vantaggio per chi ha lavorato sin dal mattino? Il vantaggio dei primi
è quello di avere amato sempre il Signore, di essere stati sempre con
Lui. Sono da ricordare le parole che il padre del figlio ritrovato dice
al fratello maggiore invidioso: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto
ciò che è mio è tuo” (Lc 15,31). Se non comprendiamo l’impagabile onore
di lavorare nella vigna del Signore fin dal mattino, la gioia di stare
sempre con Lui, di amarLo con perseveranza, significa che cerchiamo
qualcosa che interessa più di Lui, qualcosa che è al di fuori di Lui. |