In quel tempo, si riunirono attorno a
Gesù i farisei e alcuni degli scribi venuti da Gerusalemme. Avendo visto
che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani immonde, cioè non
lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono
lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli
antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le
abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di
bicchieri, stoviglie e oggetti di rame - quei farisei e scribi lo
interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la
tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde? ”. Ed egli
rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta
scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini”.
Chiamata di nuovo la folla, Gesù diceva loro: “Ascoltatemi tutti e
intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui,
possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a
contaminarlo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono
le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri,
cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia,
stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e
contaminano l’uomo”.
COMMENTO
Il brano del Vangelo odierno consta dell’unione di due pericopi. La
prima riporta la disputa tra Gesù e alcuni farisei e scribi sulla
tradizione degli antichi ( 7,1-13), la seconda l’insegnamento di Gesù
sul concetto di “puro” e di “impuro” ( 7,14-23).
La disputa ha come pretesto il fatto che alcuni dei discepoli di Gesù
prendono cibo con mani immonde, cioè non lavate. I farisei e gli scribi,
nel contestare tale comportamento, si richiamano alla “ tradizione degli
antichi”, cioè a quella somma di precetti e di pratiche che erano state
aggiunti alla legge di Mosè, nell’intento di interpretarla e di
applicarla alla vita. Lungo il tempo si era assommata una quantità
innumerevole di regole e di prescrizioni formali, che venivano
tramandate, le quali oscuravano l’identità dei comandamenti divini.
In realtà l’accusa dei farisei e degli scribi nei riguardi di Gesù e dei
suoi discepoli è volta a mettere in discussione la sua autorità
religiosa, la sua funzione di maestro nell’interpretare la volontà di
Dio.
Gesù accoglie la sfida, smascherando l’autorità dei suoi interlocutori.
Li definisce “ipocriti”, applicando loro una profezia di Isaia. Egli
porta l’attenzione sul fondo della questione, cioè sulla relazione tra
tradizione umana e volontà di Dio. In concreto, precisa che comandamenti
di Dio e tradizioni degli uomini devono essere tenuti distinti; non
possono essere messi sullo stesso piano; così smaschera il formalismo
degli scribi e dei farisei, che altera l’autenticità dei comandamenti
divini.
Dopo avere qualificato come tradizione umana, e pertanto non vincolante,
il non lavarsi le mani prima di mangiare, Gesù affronta il tema del puro
e dell’impuro. Egli offre in merito una visione nuova. La sua presa di
posizione fa implicitamente riferimento alla creazione di Dio, che creò
buona ogni cosa (cf. Lc 11,40), e sottolinea che non ciò che è esteriore
può rendere impuro l’uomo, bensì quello che proviene dal suo cuore
malvagio.
Gesù pertanto rigetta la distinzione giudaica tra una sfera religiosa in
cui Dio è presente e una sfera ordinaria della vita in cui Dio è
assente. Il cuore è con l’uomo in qualsiasi circostanza, in qualsiasi
luogo. Esso deve essere puro. Ci si deve purificare dal peccato che si
porta nel proprio cuore.
Gesù afferma la necessità di una purità globale, di una santificazione
totale dell’uomo, che lo coinvolge dovunque egli si trovi. In merito fa
un elenco piuttosto dettagliato delle cose cattive che escono dal cuore.
E’ l’uomo nella sua globalità che deve essere in ordine davanti a Dio.
La pagina del Vangelo odierna è quanto mai attuale. Nella nostra
società, che appare sempre più influenzata dalla forza delle “immagini”,
“delle apparenze”, si può correre facilmente il pericolo di ridurre il
rapporto con Dio a pratiche puramente esteriori, con la conseguenza
dell’incoerenza tra le pratiche religiose, tra la vita esteriore e ciò
che esiste nel cuore, dove si prendono le decisioni. Si onora Dio
solamente con le labbra e non con la vita.
Gesù richiama l’esigenza della coerenza cristiana in tutte le
manifestazioni della vita (privata, familiare, sociale, politica),
nonché la necessità di un costante sforzo di purificazione.
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