
COMMENTO
Il tema dominante della Liturgia di questa domenica è quello di Gesù
buon Pastore. Dobbiamo ricordare che nell’Antico Testamento una delle
immagini adoperate per esprimere l’amore di Dio, la sua continua
assistenza è quella del pastore. In merito si possono consultare, a modo
di esempio, i testi di Is 40,10-11; Gr 23,1-4; Ez 34,1-24. Il Salmo 22
esprime la ricchezza teologica contenuta nell’immagine: “Il Signore è il
mio pastore, non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad
acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto
cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle
oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone ed
il tuo vincastro mi danno sicurezza” (vv. 1-4). Il tema del buon pastore
era quindi per gli ascoltatori di Gesù particolarmente familiare e vivo.
Gesù si attribuisce il titolo di pastore. Le immagini di pastore, di
pecore sono presenti nei Vangeli sinottici (cf. Mt 7,15; 9.36; 15,24;
25,31-46; Mr 6,34; Lc 12,32, ecc.). Nel Vangelo di Giovanni esse
acquistano un significato del tutto particolare. Nel brano che la
Liturgia odierna ci presenta possiamo evidenziare quattro idee: A) La
relazione reciproca tra Gesù e le pecore. Esse sono sue; egli le conosce
personalmente. Esse ascoltano la sua voce. L’ascolto di Gesù, della sua
parola è condizione preliminare per far parte del suo gregge. Se la
condizione preliminare per far parte del gregge è l’ascolto della sua
parola, questo vuol dire che non siamo noi per primi a muoverci verso di
lui, ma piuttosto è lui che si muove verso di noi. Egli ci chiama e noi
rispondiamo al suo appello. All’inizio del nostro rapporto con Gesù sta
il suo amore. B) Le pecore sono al sicuro. Non soltanto Gesù, ma anche
il Padre è impegnato nel dare loro sicurezza. Nessuno può rapirle dalle
loro mani.
C) Sono state date a Gesù dal Padre; esse appartengono al Padre.
Costituiscono la cosa più importante che il Padre ha affidato a Gesù. E
proprio per questo egli è disposto a dare la vita per loro. D) L’ultima
espressione “ Io e il Padre siamo una cosa sola” (v.30) vuole
sottolineare che come il Padre e il Figlio sono una cosa sola, così essi
congiungono le pecore come una sola cosa: “perché siano una sola cosa
come noi” (Gv 17,11). Questa unità che viene comunicata alle pecore non
permette a nessuno di strapparle dalle loro mani.
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