In quel tempo, il Signore designò
altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e
luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate
dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa,
né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi
sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti
ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di
quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non
passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi
sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino
a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi
accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della
vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo
contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico
che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella
città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i
demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo
Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere
di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del
nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni
si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono
scritti nei cieli».

COMMENTO
Solamente l’evangelista Luca riferisce la missione dei settantadue
discepoli e lo fa dopo aver descritto la missione dei dodici (9, 1-6).
L’importanza di questo invio si comprende adeguatamente se si tiene
conto che esso avviene mentre Gesù si dirige verso Gerusalemme, dove
sarà consegnato alla morte. Se il destino di Gesù è ormai segnato in
quanto fra poco dovrà morire, si fa perspicua questa sua preoccupazione.
Gesù desidera avere collaboratori sempre più numerosi. Il messaggio
evangelico deve essere portato a tutti gli uomini.
Il numero settantadue potrebbe far pensare alla tradizione giudaica,
secondo la quale le nazioni esistenti nel mondo sono settantadue; con il
riferimento a questo numero Gesù richiamerebbe l’universalismo della
salvezza. In merito però si deve annotare che l’invio a tutti i popoli è
assegnato ai dodici ( cf Lc 24,47). Peraltro i settantadue sono mandati
a località giudaiche e non a quelle pagane. Luca nel narrarci questo
invio vuole dirci con massima probabilità che Gesù affida la missione
non solamente ai dodici, ma anche ad ogni suo discepolo.
E’ interessante evidenziare le condizioni poste ai settantadue per
essere credibili.
La missione comporta un invio, e chi invia è Gesù. Il missionario ne
deve essere sempre conscio. Quindi non deve presentare le proprie idee,
ma il Vangelo.
La missione è vasta: “la messe è molta e gli operai sono pochi”. Da qui
la necessità della preghiera: “Pregate dunque il padrone della messe
perché mandi operai per la sua messe”. Dio solamente che è il padrone
della messe può suscitare gli annunciatori e può dare loro la forza
necessaria per l’adempimento del loro compito.
La missione è difficile, aspra: “vi mando come agnelli in mezzo a lupi”.
Lo scontro con il mondo non si gioca su una situazione paritaria, ma su
una situazione sproporzionata. Chi è mandato troverà la forza in colui
che lo invia e nella Parola che egli deve annunziare.
La missione è urgente: non c’è tempo per conversazioni lunghe o inutili;
occorre essere liberi da tutto ciò che può appesantire il cammino.
Gesú spiega ai settantadue anche cosa devono dire: “Dite loro: Si è
avvicinato a voi il regno di Dio”. Essi cioè devono annunziare quello
che Gesù stesso ha annunziato. L’espressione: “è giunto in mezzo a voi
il regno di Dio" occupa il cuore della predicazione di Gesú . Davanti a
questo regno occorre convertirsi. Da qui scaturisce quel senso di
urgenza che traspare da tutte le parabole di Gesú, specialmente le
cosiddette "parabole del regno.
Pertanto anche la predicazione dei suoi discepoli chiama alla
“decisività”.
Il Vangelo di oggi ci richiama il compito che abbiamo ricevuto in virtù
del battesimo. Anche noi siamo inviati. In quanto inviati dobbiamo
prendere l’iniziativa dell’annunzio: non devono essere gli altri a
venire da noi, ma noi per primi dobbiamo andare verso gli altri. Ed
andiamo nel mondo affidandoci alla forza della Parola di Dio.
Anche noi dobbiamo annunziare agli uomini - agli uomini distratti del
nostro tempo- che il regno di Dio ha fatto irruzione nella storia per
mezzo di Gesù e che davanti ad esso occorre decidersi: non si può
restare indifferenti.
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